ASP: Salvare l’azienda, azzerare il management e rafforzare gli strumenti di controllo
Il contenuto della proposta di delibera “Atto di indirizzo al Sindaco in relazione all’assemblea dei soci di A.S.P.” e i verbali del comitato tecnico per il Controllo Analogo raffigurano un quadro aziendale drammatico, che mette la nostra comunità cittadina di fronte, per l’ennesima volta, a dover intervenire per salvare l’azienda attingendo alle risorse dell’ente, con tutte le ovvie ricadute sui margini di spesa e investimento di quest’ultimo.
Purtroppo c’è voluto il commissario prefettizio per definire, ai sensi del TUSP, le linee guida sul controllo analogo e la costituzione di un “Comitato tecnico”, organismo terzo a supporto dell’ente per lo svolgimento del controllo della società in house. Certamente un passo in avanti importante in materia di controllo, che riteniamo tuttavia non ancora sufficiente. I rappresentanti del popolo sovrano, ovvero i consiglieri comunali democraticamente eletti, sono chiamati anche questa volta ad assumersi responsabilità importanti quando si parla di bilanci di società controllate ma sono esautorati da ogni strumento di reale controllo sulle stesse.
Questi atti ci arrivano alla fine di un lungo percorso tra amministrazione e management della società dove la politica è stata completamente messa all’angolo. L’assenza di controllo del consiglio comunale sulle società viene da molto lontano: già l’amministrazione Terzulli depotenziò questi strumenti riscrivendo il regolamento comunale per il controllo delle partecipate, ovvero cancellando il “Comitato per la governance”, e finendo col demandare all’assemblea dei soci la gestione del controllo congiunto. Assemblea dei soci in cui il Comune di Ciampino, proprietario di (stra)maggioranza con il 96.6 % delle quote è solo uno dei tanti attori in campo. Il comitato tecnico per il controllo analogo negli anni non è mai stato istituito, e questo ha fatto che negli anni, così come ancora oggi, il Comune non ha mai avuto gli strumenti operativi per esercitare un vero esercizio di controllo sullo svolgimento dei servizi affidati!
L’amministrazione Ballico ha proseguito nella stessa direzione dell’amministrazione Terzulli convinta, come si evince dalle varie dichiarazioni registrate in commissione, che le società partecipate siano a tutti gli effetti delle società per azioni nel libero mercato, dimenticando tutta quella serie di principi, prescrizioni e regole che caratterizzano la gestione delle società in house. I risultati di questo modus operandi sono quelli che vediamo: in assenza del giusto controllo, le società controllate dal Comune hanno operato come società di capitali, e ai suoi amministratori è stato demandato un potere enorme. Un potere del tutto analogo a quello dei manager di una qualunque azienda di capitale privati…peccato che qui i capitali siano pubblici, i servizi siano pubblici e il rischio di impresa ricada tutto sull’ente! Una follia gestionale figlia di quella cultura ultraliberista che, dai comunicati e dagli interventi dei commissari del centrodestra, viene ripresentata ancora oggi, nonostante le ultime indicazioni dell’ANAC del mese di Maggio presenti nel Vademecum per gli enti locali vadano in direzione opposta, il modello che Comune di Ciampino dovrebbe continuare a perseguire.
Diritti in Comune ha da sempre rivendicato la necessità di esercitare il pieno e più trasparente controllo tecnico e politico sulle società partecipate. Dalle azioni di controllo risultanti dalla decisione della commissaria prefettizia, e collegato regolamento, emerge un quadro economico-finanziario molto diverso da quello elaborato dal management aziendale: per il solo anno 2021, a fronte di un riscontro a consuntivo sugli aggi legati alla riscossione dei tributi pari a 329 mila euro il 31.10 (servizio affidato ad ASP e ormai scaduto), l’azienda ha iscritto a bilancio una posta pari a 2 milioni di euro di “fatture da emettere” su base previsionale. Una posta a bilancio che contribuisce a realizzare un utile positivo (+ 23 mila euro) su cui non possiamo che esprimere tutte le perplessità del caso. Perplessità che ci impediscono di esprimere un voto favorevole all’approvazione del bilancio della società asp.
La mancata “circolarizzazione” di queste poste, nella nota debiti/crediti tra Comune e azienda, è qualcosa di molto grave come è stato più volte sollevato nelle relazioni del Comitato tecnico. Un elemento di forte criticità, che però non ha ricevuto alcuna risposta dal management aziendale. Questo elemento ci preoccupa molto e contribuisce a rafforzare tutte le nostre perplessità e le precedenti valutazioni. A tal proposito invitiamo l’amministrazione comunale a sollecitare gli organi preposti al controllo economico-finanziario delle partecipate (Corte di Conti) e a valutare di intraprendere tutte le azioni legali del caso qualora questi elementi non venissero chiariti dalla società o confermati da ulteriori analisi.
Da tutti questi elementi riportati in delibera emerge a nostro avviso una certa spregiudicatezza e uno scarso senso di responsabilità del management dell’azienda, il quale sembrerebbe stia giocando la partita pensando più ai propri interessi che non a quelli dei 240 dipendenti dell’azienda. Diritti in Comune ritiene che la paventata messa in liquidazione dell’azienda, messa all’ordine del giorno dall’azienda senza alcun confronto preventivo con l’ente, vada immediatamente respinta dal socio di maggioranza, attivando tutte le azioni necessarie, compresa la ricapitalizzazione aziendale stessa. Al tempo stesso però, stante tutti gli elementi di cui sopra, riteniamo che il management vada rimosso, così che il Comune torni ad avere a disposizione da subito tutti gli elementi necessari alle valutazioni che dovranno essere fatte.
Riteniamo infine non realistico il tentativo di far passare questa crisi aziendale come la risultante della mancata assegnazione dei servizi riscossione tributi: una azienda che ha nelle farmacie il proprio core business ed un bilancio di circa 24 milioni di euro, non è ragionevole immaginare possa andare in bancarotta per la conclusione di un singolo, seppur rilevante, servizio, che approssimativamente contribuiva al bilancio aziendale per una somma pari a circa 500 mila euro/anno. E’ ovvio che si sta giocando una partita su più tavoli, che nei fatti ci interessa molto poco e che l’amministrazione ha il dovere di risolvere nel più rapido tempo possibile. Noi chiediamo chiarezza, trasparenza, azioni decise e ferme oltre ovviamente la salvaguardia dell’azienda e di tutti i posti di lavoro. Se qualcuno pensa di scaricare sui lavoratori i fallimenti della politica ci troverà nelle strade e nelle piazze a ribadire che non c’è spazio per ulteriori sacrifici sulle spalle di chi lavora. Salvare l’azienda è una priorità, ma questo deve avvenire attraverso un piano industriale che proponga interventi concreti e un piano di rilancio aziendale serio.