Lungo il fosso dell’Acqua Mariana sono in corso lavori che rischiano di aggravare l’equilibrio idrogeologico del territorio.

Valle Marciana è – o meglio era – dal punto di vista naturalistico e paesaggistico uno dei luoghi d’eccellenza delle pendici dei Castelli  Romani. E’ per intero uno dei crateri dell’apparato vulcanico dei Colli Albani: un particolare sito geologico, paesaggistico e archeologico,  frequentato ininterrottamente dall’età preistorica alla medievale. La valle è attraversata dal fosso dell’Acqua Mariana, rivo che ebbe un ruolo importante per il territorio e la città di Roma, visto che alle sue sorgenti corrisposero in età romana i tre acquedotti dell’aqua Crabra, Iulia e Tepula, e le sue acque alimentarono a lungo le mole della città e del territorio, tra queste la medievale Mola Cavona. Dal punto di vista amministrativo la valle ricade principalmente nel territorio del Comune di Grottaferrata, poi di Ciampino, cui appartiene il bordo nord – occidentale del cratere, infine del Comune di Roma. La zona, pur se a destinazione d’uso agricolo, nell’ultimo decennio è stata attaccata dall’abusivismo e dal cemento, nell’indifferenza totale di chi ha governato.

In queste settimane è in atto un pesantissimo intervento di inalveamento del corso naturale del Fosso dell’Acqua Mariana, finanziato con soldi pubblici dalla Regione Lazio, eseguito da Astral, ed evidentemente autorizzato in termini di salvaguardia e tutela del paesaggio dalle autorità competenti. Un lungo serpente bianco che solca l’intero cratere di Valle Marciana e, poi, riprende all’altezza della Mola Cavona.

Il sindaco di Grottaferrata Andreotti, la cui giunta ha cofinanziato l’opera – immeritatamente detta “di ingegneria naturalistica” -, l’ha definita un intervento necessario per mettere in sicurezza le edificazioni spontanee e per tutelare l’incolumità delle persone residenti, minacciate dalle esondazioni del fosso avvenute gli ultimi anni. Ricordiamo che le esondazioni, e relativi danni, sono dovuti alla progressiva impermeabilizzazione del suolo, nonché all’interruzione delle secolari pratiche di manutenzione e pulizia delle rive. Lo stesso approccio fu seguito in passato a Ciampino, quando si decise di tombare – cioè occultare sotto il cemento – il corso urbano del fosso della Patatona (detta anche di Pantanelle o Marranella di Marino), mascherando l’operazione con una pista ciclabile e guadagnandone superficie edificabile.

Oggi il Fosso della Patatona nel tratto ciampinese è indicato dall’Autorità di Bacino del fiume Almone – di cui è tributario come “particolarmente a rischio”, determinando una situazione grave dal punto di vista idrogeologico per i quartieri interessati. Che questo avvenga in tempi nei quali i danni e le sciagure prodotti dall’acqua sono ciclicamente sotto gli occhi di tutti, è irresponsabile, che si sia deciso di infliggere a Valle Marciana e al paesaggio del territorio l’ennesimo sfregio, anche. Chissà a quale pena sarebbero stati condannati i responsabili di tale scempio nel XVI secolo dal Tribunale della Marrana, cioè al tempo in cui vigevano severe norme di tutela del rivo dell’Acqua Mariana? Intanto, vogliamo sapere cosa ne pensano le autorità di controllo competenti, il Parco dei Castelli Romani; vogliamo sapere se il Comune di Ciampino ha cofinanziato quest’opera, se sono stati considerati i rischi idraulici per le zone più a valle come Valle Copella e, a Morena, di Acqua Acetosa Anagnina.

Diritti in Comune, che pur si è vista bocciare l’ottobre scorso dal Consiglio Comunale di Ciampino una mozione per la promozione e salvaguardia delle risorse idriche – misura che includeva anche la richiesta di adesione al Protocollo d’intesa Verso il Contratto di Fiume per l’Almone, negata ma poi successivamente adottata con delibera di Giunta – continuerà con i cittadini a difendere gli scampoli di suolo inedificato e a progettare una città e un territorio dove le risorse naturali, come i corsi d’acqua, e quelle culturali, come la Mola Cavona e la Torre dell’Acqua Sotterra, siano elementi qualificanti, da rispettare e valorizzare.

 

Diritti in Comune su ordinanza blocco traffico: “L’amministrazione si contraddice”

A seguito dell’ della Sindaca di Ciampino, Daniela Ballico, per la riduzione dei livelli di inquinamento dell’aria, Diritti in Comune ha replicato con la seguente nota:

La Sindaca di Ciampino, a causa della pessima qualità dell’aria rilevata dalle centraline di monitoraggio in questi giorni, ha emesso oggi un’ordinanza che dispone due giorni di blocco per i veicoli più inquinanti. Prendiamo atto che c’è una forte contrapposizione di vedute tra la Sindaca e l’Assessore all’ambiente, che solo pochi giorni fa aveva incredibilmente vantato la buona qualità dell’aria in città. Chi amministra non ha le idee chiare: l’Assessore Cappello dovrebbe prendere coscienza che viene di fatto smentito dagli atti amministrativi appena una settimana dopo le sue discusse dichiarazioni e ci chiediamo a questo punto se sia la persona giusta a ricoprire un ruolo così delicato. Avevamo ragione dunque a sostenere, nel documento presentato l’altro ieri alla stampa, che la situazione è più critica di quanto l’Assessore volesse farci credere. Restiamo tuttavia convinti, come abbiamo detto pubblicamente, che queste misure emergenziali siano iscritte nell’ambito del permanere di condizioni critiche dovute a molteplici fattori”.

“Quello che manca – hanno scritto – è una visione politica complessiva sul tema della qualità dell’aria, e più in generale della salvaguardia dell’ambiente, ovvero sulle scelte strategiche necessarie nel medio e lungo periodo per una riconversione ecologica della nostra città che l’Amministrazione nel non sembra avere. A partire dal problema del traffico veicolare di attraversamento, alla necessità di rafforzare la piantumazione cittadina con nuove alberature, passando per il potenziamento del trasporto pubblico locale e della mobilità sostenibile, fino ad arrivare ad una strategia nei confronti delle infrastrutture più impattanti quali l’aeroporto Pastine e le Ferrovie dello Stato. Altrimenti si rischia ancora una volta di fare ricadere tutto il peso del contrasto all’inquinamento sui lavoratori ciampinesi, costretti a prendere mezzi privati per mancanza di alternative, con un paio di domeniche ecologiche che, come dimostrano i dati di questi giorni a Roma, servono solo come misure tampone ma non risolvono il problema dell’inquinamento atmosferico”.

RIORGANIZZAZIONE DELL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE

 

L’amministrazione di un ente locale e’ tesa alla soddisfazione di una molteplicità di esigenze dei cittadini avendo a disposizione scarse risorse. E’ pertanto urgente e non dilazionabile la razionalizzazione delle stesse attraverso una riorganizzazione della macchina amministrativa che assicuri la “buona gestione” attraverso un sistema efficiente, efficace ed economico. Obbiettivi prioritari dovranno essere:
  1. La rivisitazione del sistema organizzativo degli uffici e servizi, soprattutto alla luce della forte riduzione per i pensionamenti nell’ ultimo quinquennio e di quelli prossimi futuri e verifica dei carichi di lavoro.
  2. La verifica della struttura apicale, delle responsabilità, anche attuando un percorso di valorizzazione delle professionalità interne.
  3. La riattivazione dell’istituto della formazione continua e la garanzia dell’aggiornamento professionale.
  4. Adozione di un sistema premiante capace di incentivare il personale e coinvolgerlo in un virtuoso processo produttivo dell’ente.
  5. Ottimizzazione del sistema dei controlli interno con particolare riguardo alla valutazione della perfomance individuale e di ufficio.
  6. Monitoraggio della efficacia della azione amministrativa con un sistema di valutazione del grado di soddisfazione dell’utenza dei servizi.
  7. Semplificazione dei rapporti cittadino amministrazione anche attraverso una informazione continua sull’attività dell’ente.
  8. Miglioramento del sistema informatico e sua implementazione per favorire le prestazioni erogabili on-line.
  9. Recupero dell’evasione.
  10. Potenziamento degli uffici adibiti alla ricerca di risorse comunitarie.
  11. Gestione e programmazione attraverso un piano strategico condiviso con la dirigenza e il personale.
  12. Valorizzazione e incremento della redditività dei beni patrimoniali disponibili, anche attraverso convenzioni, al fine di favorire l’utilizzo da parte delle associazioni senza finalità di lucro.
  13. Attivazione dei progetti di inserimento lavorativo a favore delle fasce deboli al fine di integrare le risorse umane nel settore del decoro urbano, dei servizi alla persona, all’infanzia, anche favorendo forme di volontariato per supporto nei servizi amministrativi.

  

INSEDIAMENTI PRODUTTIVI E PICCOLO COMMERCIO

 
 
 

Negli ultimi anni il tessuto del piccolo commercio a Ciampino, come altrove, è stato devastato. La crisi ha colpito i piccoli negozi di prossimità che da sempre hanno avuto un ruolo fondamentale per la vivibilità dei centri urbani piccoli e grandi. A Ciampino gli effetti di questo fenomeno generale è stato particolarmente sentito perché fino a pochi anni fa il centro cittadino era un vero e proprio centro commerciale “diffuso” che attraeva anche l’interesse delle aree confinanti e rendeva particolarmente vivace ed attiva l’economia locale. Economia locale che è stata grandemente danneggiata dal doppio effetto della crisi e della contemporanea apertura di un numero elevato di grandi centri commerciali sia nel territorio comunale che nei comuni confinanti. A nostro parere nessun centro cittadino può permettersi la perdita, preziosa anche per la vita comunitaria, del ruolo fondamentale che giocano in tal senso i negozi di prossimità ed è necessario attuare politiche che contrastino la tendenza delineata negli ultimi anni. Politiche che dovrebbero prendere corpo a livello nazionale e regionale, ma che potrebbero essere aiutate anche da interventi locali, almeno relativi ad agevolazioni burocratiche-organizzative, ma anche tariffarie da definire, nella compatibilità delle scarse risorse, con le categorie interessate.
 
Il depauperamento di insediamenti produttivi che ha subito l’intero territorio comunale è iniziato molto tempo prima della situazione riscontrata per le attività commerciali. Va constatato che ormai gli insediamenti lavorativi più numerosi riguardano solo attività terziarie come il Comune, la Asl e ciò che fa capo alle fs. L’ultimo insediamento produttivo forte di 350 unità lavorative (la tipografia Spada) ha chiuso i battenti circa 15 anni fa abbandonando sul territorio un’area tutta da sanare. Ma è tuttora attiva un’area ai confini Nord, contigua con una analoga area a Gregna nel territorio del Municipio di Roma, dove sono presenti attività artigianali piccole ma molto specializzate, e attività di stoccaggio e grande distribuzione economicamente molto dinamiche. È indispensabile attivare un piano concordato con il contiguo Municipio romano per risanare e razionalizzare l’area che negli anni è sorta pressoché spontaneamente. Una razionalizzazione che certamente, risolvendo evidenti problemi logistici, legati anche alla separazione amministrativa, potrebbe dare impulso a tutta l’area.

 
 
 

SERVIZI PUBBLICI LOCALI

   


   
La coalizione Diritti in Comune considera prioritario e strategico il mantenimento in mano pubblica dei servizi pubblici locali. Questo deve realizzarsi attraverso il ritorno alla vocazione originaria delle partecipate, quella di unire occupazione e qualità dei servizi per la comunità di Ciampino, lasciando da parte i tentativi più volte fallimentari di avventure imprenditoriali di area vasta. Diritti in Comune rivendica una nuova gestione della cosa pubblica e rifiuta la logica di potere che ha trasformato le partecipate Comunali in uno strumento di costruzione del consenso, attraverso una gestione clientelare monopolizzata da interessi particolari e partitici. Per questo motivo il primo passaggio sarà la liquidazione dell’attuale management che ha condotto le due aziende in una situazione economica-finanziaria insostenibile per le casse del Comune e l’avvio di concorsi pubblici per la selezione di una nuova dirigenza altamente qualificata.

In particolare, è necessario avviare un percorso che punti alla riqualificazione delle due aziende, riportandone il perimetro d’azione prevalentemente al tessuto economico e sociale della città.

Ambi.en.te. non può continuare ad occuparsi della parte più onerosa del ciclo dei rifiuti di 12 Comuni del territorio, con il 99% del capitale sociale del Comune di Ciampino. Il risultato è stato il continuo aumento della tariffa ed il peggioramento della qualità del servizio d’igiene urbana per la nostra città, nonché lunghi periodi di squilibrio economico finanziario nel bilancio societario, a causa di ingenti crediti accumulati nei confronti delle amministrazioni. La partecipazione come comuni Soci deve avvenire proporzionalmente al numero di abitanti serviti e va rafforzato il potere del controllo analogo da parte del Comune, con nuovi poteri d’indirizzo e controllo da parte del Consiglio Comunale. In questa direzione saranno modificati statuti e regolamenti di controllo. Il risanamento di ASP deve avvenire attraverso il rilancio e l’allargamento del perimetro dei servizi già attualmente affidati in house, come verde pubblico, servizi cimiteriali, manutenzione e segnaletica stradale, e il recupero della reddittività e produttività delle farmacie, puntando anche qui sul rilancio esclusivamente di quelle Comunali. Più ASP sarà in grado di aumentare efficienza e qualità dei servizi pubblici, creando occupazione e sviluppo sul territorio, più l’intera comunità di Ciampino si sentirà partecipe nel risollevare la difficilissima situazione economica dell’Azienda. Va certamente rafforzato e sistematizzato in questa direzione il sistema di controllo e verifica dei livelli prestazionali dei servizi, attraverso forme di partecipazione diretta dei cittadini utenti come lo sportello e la carta dei servizi pubblici.

Le nostre proposte in sintesi:

  • No all’aumento delle tariffe dei servizi pubblici, NO alle privatizzazioni. La spending review avrà un impatto devastante sull’accessibilità e la qualità dei servizi. La coalizione Diritti in Comune si riserva l’opzione di DISOBBEDIRE al Patto di Stabilità qualora questo imponga come uniche opzioni la privatizzazione dei servizi e/o tagli ai salari e ai diritti dei lavoratori.
  • Ridefinizione dell’attuale organigramma dirigenziale delle società A.S.P. e Ambi.en.te in discontinuità con le scelte degli ultimi 10 anni.
  • Introduzione di strumenti concreti di controllo ed indirizzo da parte dei cittadini sulle scelte
    aziendali per la gestione e la valorizzazione dei servizi pubblici locali.
  • Ricapitalizzazione pubblica di A.S.P. attraverso immobili che permettano di aumentare il capitale sociale e di aprire alla possibilità di gestire nuovi servizi pubblici (ad es. centri estivi).
    Reinternalizzazione di tutti i servizi comunali dismessi.
  • No allo scarico dei debiti aziendali sui lavoratori attraverso i licenziamenti e/o i contratti di solidarietà.
  • Sì alla richiesta di fondi strutturali europei per il rilancio dei servizi e dell’occupazione, soprattutto giovanile. In particolare Diritti in Comune considera decisiva per Ambi.en.te la chiusura del ciclo dei rifiuti da realizzarsi attraverso la costruzione, in consorzio o in autonomia, di un impianto di compostaggio.
  • Reinternalizzazione in house immediata del servizio degli asili nido comunali all’A.S.P.
  • Miglioramento della raccolta differenziata attraverso l’apertura di sportelli di ascolto e di momenti formativi per i cittadini al fine di ottimizzare la qualità del servizio.

SANITA’ E SERVIZI SOCIALI

 

Negli ultimi 15-20 anni si è verificato un progressivo peggioramento del Servizio Sanitario Nazionale, non dal punto di vista della qualità dei servizi e della professionalità dei dipendenti, che restano elevatissime, ma dal punto di vista della “quantità” del servizio erogato. La scelta di trasformare le vecchie unità sanitarie locali in aziende ha portato ad una complessiva riduzione dei servizi che non si considerano redditizi, in nome della logica per cui è più importante avere un bilancio in attivo piuttosto che offrire un particolare servizio alla popolazione. Mentre la sanità pubblica viene indebolita, la sanità privata continua a fare grossi affari grazie alle convenzioni e al dirottamento delle visite in studi privati a pagamento. Sanità e Servizi Sociali sono due ambiti chiaramente distinti, ma con correlazioni particolarmente importanti. È infatti sempre più chiara la loro interdipendenza descritta da studi, ricerche e da determinazioni degli organismi internazionali. Secondo l’OMS la salute è uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non meramente l’assenza di malattia o infermità. La salute è un fondamentale diritto umano e non un bene economico. L’obiettivo da perseguire è rendere universalmente accessibile i servizi sanitari essenziali, andando ad incidere sulla diseguaglianza sociale strettamente correlata alla questione della diseguaglianza in salute. Liste d’attesa esagerate, distanze notevoli dei posti d’erogazione del servizio, tagli a servizi sanitari ritenuti troppo costosi, non permettono di garantire l’accesso universale alle prestazioni sanitarie. Le carenze pubbliche vengono sopperite da una sempre più aggressiva sanità privata che, per sua natura, sceglie soltanto i settori più appetibili dal punto di vista del profitto. La fragilità economicosociale che inevitabilmente si riverbera anche negli stili di vita, si traduce in fragilità sanitaria.

Gli interventi sanitari del nostro Distretto, servizi delicatissimi che si svolgono nella sede di Ciampino in via Calò, quali il Consultorio familiare o la Neuropsichiatria infantile, sono in forte sofferenza per l’attuale, gravissima, carenza di organico. Una sofferenza che coinvolge per intero il Servizio Sanitario Nazionale, dovuta al blocco del turnover nella Pubblica Amministrazione, cui si aggiunge – in un contesto di programmazione politica insufficiente – il decreto Quota 100 che andrà ad appesantire ulteriormente la già grave situazione del settore pubblico. Nella Regione Lazio – dove un piano di assunzioni è stato pur deliberato ma di fatto è fermo e lontano dalla sua attuazione – come nei Castelli negli ultimi mesi, si assiste ad una analoga incapacità di governo, con riflessi particolarmente pesanti sul versante delle strutture ospedaliere. La chiusura di ben cinque ospedali dei Castelli per sostituirli con il Nuovo Polo Ospedaliero pubblico della Nettunense sta dando risultati pessimi: gli ospedali sono stati chiusi senza che il polo sia stato completamente attivato e di questa assurdità ne stanno facendo le spese i cittadini. In più, nulla è stato concretamente fatto per i Poli intermedi, tra il servizio del medico di famiglia e l’eventuale polo ospedaliero che, aperti h24, alleggerirebbero le unità di Pronto Soccorso.Per questo Diritti in Comune chiede con forza di potenziare la medicina del territorio e rifugge da iniziative demagogiche: promettere ospedali e strutture di Pronto Soccorso può servire a raccogliere voti, ma è assolutamente inattuabile e in contraddizione con il piano sanitario regionale. Ciampino non ha bisogno di un polo ospedaliero, ma di potenziare la medicina del territorio in modo che sia più efficiente e faccia da filtro per le strutture di Pronto Soccorso presenti nei comuni limitrofi, ricevendo i codici bianchi che le intasano. A questo scopo l’ambulatorio di via Calò potrebbe essere potenziato per essere aperto tutti i pomeriggi e non due a settimana come ad oggi, inoltre, un aumento del personale permetterebbe al CAD (Centro Assistenza Domiciliare) di funzionare meglio.

 

Il ruolo del distretto socio-sanitario:

 
Il distretto socio-sanitario dei comuni di Marino e Ciampino, fin dalla fine degli anni ’90, ha anticipato la legge regionale 328/2000 che lo istituì formalmente. È stato ed è uno strumento essenziale per operare – attraverso i Piani di Zona – non sul problema bensì sulla persona, sulla famiglia che esprime specifici bisogni. Ciò ha comportato un salto di qualità nel lavoro degli operatori. Lavoro che, così impostato, deve necessariamente basarsi sulla condivisione tra operatori dei diversi servizi, delle informazioni utili per l’attività e delle specifiche modalità di intervento.

Per quanto riguarda gli interventi prettamente sociali, va sottolineato che progetti presentati sulla base del Piano di Zona, sono stati finanziati dalla Regione e sono attivi o stanno per essere attivati da Marino, nuovo capofila di turno, per conto del distretto. Va sottolineato altresì che, ancor più in questa fase di restrizione dei fondi, un’azione efficace per la completa e soprattutto tempestiva utilizzazione degli stessi, sarà fondamentale per dare i servizi necessari. Oggi non è più procrastinabile la creazione di un ufficio ad hoc che lavori solo per il reperimento di risorse economiche extracomunali derivanti da Fondi Europei, Fondazioni, Onlus, Scelta 2‰, ecc. Non è accettabile che dei fondi regionali stentino ad esser utilizzati per difficoltà politico burocratiche, come la mancata approvazione nei tempi di legge dei bilanci comunali degli anni scorsi o non approvati affatto fino alla gestione commissariale, come nel caso del bilancio 2018-20. Ma può anche accadere che a molti mesi dalla conclusione, non si abbiano ancora i report conoscitivi di un ottimo progetto di ricerca attuato con il CNR nel 2016, mirato alla conoscenza delle dinamiche e delle evoluzioni sociali a livello territoriale, compito precipuo del distretto sanitario. È il caso del sito web “Conoscere per Crescere”, realizzato con i fondi della ricerca del CNR, il cui link con il sito istituzionale del Comune di Ciampino non presenta alcun dato in merito alla ricerca effettuata nel Distretto Ciampino – Marino: report della ricerca effettuata dal CNR che saranno, invece, preziosi per la costruzione di una banca dati del Distretto. Banca dati da implementare con le evidenze che possono fornire i due uffici statistici di Ciampino e Marino, se coinvolti; dati preziosi per programmare Azioni di governo, non solo guardando ad indicatori economici come il PIL, bensì agli indicatori di benessere BES. Indicatori noti a livello di Area Metropolitana, ma che si potrebbe tentare di definire a livello di Distretto acquisendo i dati dei dodici indicatori che lo compongono (tra cui istruzione e formazione, benessere sociale, qualità dei servizi, lavoro e conciliazione e tempi di vita, ambiente, innovazione ricerca, ecc.).

Va infine evidenziato come i servizi del Distretto socio-sanitario, attivati o in via di attivazione, pur coprendo un alto spettro delle necessità per le varie problematiche siano per la gran parte appaltati. Il fatto che quasi tutti gli appalti siano ad un anno, con il rischio di continui e irrazionali ricambi di personale, comporta delle ricadute negative sui servizi erogati in termini di efficienza ed efficacia. In questo senso si dovrebbero definire appalti almeno triennali, e comunque prevedere negli affidamenti il reinserimento di personale che ha già lavorato in quei servizi per non perderne le competenze acquisite.

Particolarmente importanti sono i servizi di Segretariato sociale, Punto Unico di Accesso integrato e quello di Pronto intervento sociale e accoglienza che dovrebbero essere raggiungibili anche con un numero verde (progetto previsto e non ancora attivato), oppure con una pagina web per aprire un rapporto facilitato e dinamico con l’utenza e la cittadinanza tutta. Tutto ciò perché i servizi Socio-Sanitari pur mantenendo un’alta specializzazione nelle loro specifiche competenze debbono tentare di applicare le loro modalità di condivisione ampiamente sperimentate al loro interno anche con gli altri servizi comunali quali i servizi culturali, quelli sportivi e con le realtà territoriali che sopra indicavamo. Questa pratica la vediamo già in alcuni progetti: quelli per il reinserimento lavorativo, anche per attività ricreative/ culturali (laboratorio teatrale) di disagiati psichici, quelli relativi alle attività dei Centri Anziani.

È infatti interesse anche dei servizi sociali favorire attività, lavorative e non, che coinvolgano i cittadini nella costruzione del senso di comunità attraverso una progettazione sul sociale.

Proponiamo infine di:

  1. Individuare spazi comunali dove promuovere e sostenere il “coworking”: Diritti in Comune vuole dare spazio e possibilità ad attività socialmente utili e produttive su base comunale. Coworking di associazioni, cooperative sociali e di partite IVA: è possibile prevedere il riutilizzo del Casale dei Monaci con questa funzione che, attraverso il contributo economico dei “coworkers” (popolare e definito in funzione del servizio promosso e le ricadute materiali sul territorio), garantirebbe la manutenzione ordinaria e straordinaria della struttura, oltre a produrre ulteriori entrate utili per il comune da reinvestire in modo vincolato in attività culturali.
  2. Promuovere cooperative sociali per i disoccupati. Prevediamo l’assegnazione dello svolgimento di alcuni servizi comunali (i.e. manutenzione del verde pubblico) a cooperative di disoccupati organizzate su base comunale.
  3. Promuovere il “co-housing” per le emergenze sociali (senza tetto, persone sole, anziani senza possibilità economiche, persone sfrattate). Il co-housing potrebbe essere promosso nelle strutture sequestrate alla mafia che si trovano nel nostro territorio. Teoricamente era stato previsto anche nelle aree 167 a parziale compensazione dell’edilizia “sociale” delle famose cooperative. Ovviamente nulla si è mosso in quella direzione. Faremo comunque una mappatura dei luoghi che potrebbero essere usati per il co-housing.
  4. Istituzione della figura di garante per infanzia e adolescenza per tutti i minori, cittadini italiani o non, allocati in territorio comunale.
  5. Valutazione di un’agevolazione TARI per nuclei di oltre 65enni con soggetti disabili.
  6. Garantire ad ogni bambino il diritto al gioco con la realizzazione di parco giochi cui possano accedere tutti i bambini, anche quelli con disabilità motorie.

In merito al campo attrezzato della Barbuta, situato pochi metri fuori dai confini di Ciampino, riteniamo che il metodo degli sgomberi seguiti dai continui ricollocamenti in nuovi ghetti non rappresenti una soluzione, così come non lo è il Piano Operativo Metropolitano del Comune di Roma. Alla Barbuta, un’area malsana, criminogena, stretta tra GRA e cono di atterraggio dell’aeroporto, si consumano oggi le vite di circa 400 persone, confinate in una baraccopoli istituzionalizzata da politiche fallimentari ventennali. Gli abitanti del campo sono le prime vittime di un complesso sistema malavitoso che prospera, tra l’interno e l’esterno dell’area, in particolar modo con lo smaltimento illecito di rifiuti e materiali di varia natura. Come da anni denunciano le associazioni che si occupano del problema, il fenomeno dei roghi tossici è figlio di una rete di delitti d’impresa che tiene sotto scacco le popolazioni che vivono dentro e fuori il campo. La coalizione Diritti in Comune ritiene che sia indispensabile ripensare i rapporti con il Comune di Roma con un solo obiettivo: politiche socio-abitative virtuose in grado di condurre al superamento e alla chiusura del campo della Barbuta. E’ infatti solo combattendo l’idea stessa di ghetto etnico (per usare un termine del Tribunale civile di Roma, con una sentenza che ha intimato la chiusura della Barbuta proprio per la sua natura discriminatoria) che potremo eliminare il grave sistema di ingiustizie ambientali, sociali e umane che si sviluppano in questo luogo.

 

MOBILITA’ E GESTIONE DEL TERRITORIO

  

   
La forte attrattività del nodo ferroviario cittadino, con la sua stazione recentemente riqualificata, e dell’aeroporto “G.B. Pastine”, oggi scalo di riferimento delle compagnie lowcost, si va a sommare alla specificità topografica di Ciampino che nell’attuale situazione infrastrutturale rimane punto obbligato di passaggio dei flussi di travaso tra il bacino Appia-Laghi e quello Anagnino-Tuscolano ma anche tra questi ed il territorio sud di Roma Capitale. Ciampino è quindi sede di grandi servizi sovracomunali di valenza regionale e nazionale e crocevia di transito obbligato. Ogni intervento sulla vivibilità non può che partire da questi due vincoli esterni che la città subisce senza che abbia mai visto attorno ad un tavolo gli attori di questa particolarissima situazione, che sono oltre al comune di Ciampino, la Regione, la Città Metropolitana, i Comuni viciniori, l’Ente ferroviario, le autorità aeroportuali. Non a caso la città è investita quotidianamente da una quota importante di traffico d’attraversamento, che è stato valutato nella misura del 30%, dei circa 160.000 veicoli/giorno di passaggio sul sistema della viabilità comunale, con rilevanti impatti sulla mobilità locale e in termini ambientali. Questo costante flusso veicolare privato non è stato, nel corso degli anni, governato con alcuna seria politica di mobilità cittadina. Nessun parcheggio di scambio connesso al sistema del trasporto pubblico locale, nessuna limitazione né regolamentazione al traffico d’attraversamento. Esiste un servizio di trasporto pubblico locale gestito da anni dallo stesso concessionario e affidato con reiterate ed eterne proroghe, pagato a chilometro e svolto con un parco mezzi vecchio ed inquinante.Paradossale poi è la presenza di ben 4 vettori turistici gran turismo, che con decine e decine di linee bus al giorno congestionano ulteriormente la debole rete della viabilità urbana cittadina, svolgendo un servizio, peraltro a porte chiuse ai residenti, unicamente rivolto ai turisti che dall’aeroscalo raggiungono la Capitale. Una condizione generale dal fortissimo impatto sulla qualità dell’ambiente e della sicurezza dei cittadini ed in particolare di tutti quegli utenti deboli dello spazio urbano e della strada, come pedoni, ciclisti, anziani, bambini, diversamente abili.

Fondamentale per il governo di questa drammatica emergenza è l’adozione di un Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS), con l’individuazione dei diversi sistemi di mobilità cittadina, la caratterizzazione del territorio comunale in zone (pedonali, a traffico limitato, zone a 30 km/h) e l’adozione di specifiche azioni per il miglioramento della mobilità ciclo-pedonale, il potenziamento dell’intermodalità e il miglioramento della sicurezza stradale. Uno strumento strategico che deve privilegiare e favorire il sistema del trasporto pubblico locale, che deve essere ecologico, efficiente, competitivo rispetto a quello privato. Anche il traffico delle merci e il loro carico e scarico va regolamentato in opportune fasce orarie giornaliere, limitandone l’accesso ai mezzi pesanti e maggiormente inquinanti. I plessi scolastici comunali, nelle ore d’ingresso e uscita degli alunni, sono presi d’assedio dalle auto private, con aumento del traffico e dei livelli d’inquinamento atmosferico. C’è bisogno di una nuova mobilità scolastica capace di garantire percorsi adeguati per gli alunni, dalle loro case alle strutture scolastiche, in modo da evitare il più possibile l’uso e lo stazionamento di veicoli privati dei genitori. Istituire zone carfree intorno ai plessi scolastici, insieme a iniziative di mobilità alternativa come il piedibus, rende la città più vivibile. È certamente più vivibile una città a misura delle bambine e dei bambini, che anche nell’andare a scuola, a piedi, si riappropriano degli spazi collettivi.

Non ha alcun senso parlare di piano parcheggi, se non si affronta a questo livello il governo della mobilità urbana. Per questo Diritti in Comune intende cancellare il sistema della sosta varato dalla Commissaria, che agisce unicamente sulla leva tariffaria. Va adottato un nuovo Piano Sosta con il quale saranno diversificati i parcheggi di scambio per non residenti, che potranno entrare nel centro urbano solo con navette pubbliche, da quelli destinati ai soli residenti, con tariffe e abbonamenti agevolati per la prima autovettura e con la reintroduzione della frazione oraria per sosta minima. Proporzionalmente saranno garantiti adeguati stalli di sosta gratuita e con disco orario nelle zone commerciali e dei servizi pubblici. Più in generale il sistema della mobilità e della sosta cittadina può trovare in queste misure una parziale soluzione all’annoso problema del traffico, che tuttavia nella stessa frammentazione del territorio, dovuta al passaggio di ben quattro linee ferroviarie, sconta una criticità difficile da risolvere definitivamente. La nuova Amministrazione dovrà rendere permanente l’istituzione di una Commissione congiunta con Ferrovie dello Stato (RFI) per affrontare strutturalmente una serie di problemi annosi, come la ristrutturazione di ponti vecchissimi e pericolanti, la copertura dei valli ferroviari. In questo senso il progetto più volte ventilato del raddoppio della Roma – Velletri con l’interramento del tratto da via due Giugno a dopo la via dei Laghi, superando l’assurdo e costoso progetto di sottopasso ancora fermo e lo slittamento della stazione fs di Casabianca all’altezza della 167, rappresenta una grande opportunità per ricucire un intero quartiere, con aree verdi di connessione e nuovi parcheggi di scambio.

Le rilevanze di natura ambientale sempre più critiche degli ultimi anni, sono strettamente correlate poi al modello urbano con cui questa città è cresciuta negli ultimi decenni. Dall’ultimo rapporto ISPRA 2018 emerge che tra i comuni sopra i 20mila abitanti dell’Area Metropolitana di Roma, Ciampino è il Comune che con il 41,5% vanta il maggior consumo di suolo. Un dato drammatico, che conferma il triste primato di Ciampino, primo tra i comuni del Lazio anche per densità abitativa, con circa 3370 abitanti per chilometro quadrato. Il suo territorio è caratterizzato da una morfologia compatta e associando questa caratteristica alla densità molto alta, all’estensione territoriale limitata (11 kmq) e ai suoi confini in gran parte urbanizzati è da considerarsi, da un punto di vista dell’ecosistema, ormai saturo.

Dagli istituti scientifici è stato calcolato a livello nazionale che nel periodo 1990-2000 per effetto dell’urbanizzazione con la sigillatura del suolo è stata emessa in atmosfera una quota pari al 20% del carbonio emesso dal comparto oli combustibili contribuendo così in modo determinante al riscaldamento climatico. Anche per questo urbanizzare è un’attività che deve esser soggetta al controllo di chi vive la città e non oggetto delle brame di chi di questa attività ne intende comunque fare suo esclusivo profitto anche quando per la città non v’è affatto necessità. La crescita imponente del tessuto urbano e la sua mercificazione, ha prodotto nel tempo una dismissione dei servizi e degli spazi collettivi della città, che a fronte di uno standard minimo di legge pari a 18 mq ad abitante, non superano ancora oggi i 6 mq. Un dato che, al di là del valore numerico, dice di un livello di qualità del vivere e dell’abitare molto scarso. La Variante al Piano Regolatore Generale del 2006 è uno strumento che prevedeva l’incremento di 4.000 nuovi abitanti in dieci anni e la dotazione di servizi pubblici destinati ad attività collettive nella misura non inferiore ai 20 mq ad abitante, da attuarsi mediante Piani Urbanistici Attuativi d’iniziativa privata o pubblica. Gran parte di quella previsione di crescita si è rilevata sovrastimata del 90% e la quasi totalità di quegli strumenti attuativi, con i quali garantire la realizzazione dei servizi di pubblica utilità sono rimasti sulla carta, anche per responsabilità e assenza del ruolo pubblico delle diverse Amministrazioni comunali. Il modificarsi del contesto politico, sociale ed economico ha portato ad una minore pressione del mercato della casa: oggi, infatti, si tende più alla ristrutturazione o alla modifica dell’esistente piuttosto che alle nuove edificazioni.

A distanza di oltre 10 anni dalla sua approvazione serve un nuovo strumento di governo del territorio, che ponga fine alla stagione del consumo del suolo inauguri un nuovo tempo per la riqualificazione e la rigenerazione del territorio. Parlare di rigenerazione urbana vuol dire andare oltre la semplice attività di demolizione, ricostruzione e funzionalizzazione di parti del tessuto edilizio, i principi ispiratori dei vecchi Piani casa. Questo processo è efficace se diventa strumento di conversione ecologica delle città e non si limita al riutilizzo e al riciclo dei “rottami” urbani. Pensare, progettare e promuovere la rigenerazione urbana richiede, innanzitutto, saper leggere i luoghi rispetto agli indicatori e ai parametri demografici, alla dimensione della popolazione e della sua densità. E se si leggono questi dati mai come in questo territorio rigenerare non può che significare riconquista degli spazi e dell’identità culturale di una comunità. Una delle prime azioni che Diritti in Comune propone è la convocazione di una Conferenza cittadina sulla rigenerazione urbana, propedeutica alla redazione e approvazione di un nuovo strumento urbanistico generale per la salvaguardia del territorio e del paesaggio.

Il nuovo Piano Regolatore Generale sarà uno strumento di salvaguardia del territorio e del paesaggio e insieme di restauro urbanistico, con il riequilibrio di quegli scompensi indotti dall’edificazione spontanea, che gli strumenti attuativi dei Comparti, in molti casi rimasti sulla carta, non hanno saputo ricomporre. E’ qui che dovrà tornare ad esercitare una funzione fondamentale d’indirizzo l’Amministrazione pubblica, mettendo in campo strumenti efficaci per il pieno recupero di quei nuclei abusivi che da anni attendono una riqualificazione.

Volontà di Diritti in Comune è anche l’adozione di un Regolamento per l’urbanistica partecipata, proposta dall’associazione Officine Civiche, che dovrà definire modalità e strumenti volti a promuovere l’informazione, la consultazione e la partecipazione diretta dei cittadini alle scelte in ordine alla programmazione e realizzazione di ogni intervento di trasformazione urbana della città.

Consideriamo inoltre i seguenti obiettivi centrali nel prossimo PRG:

  1. Individuazione degli aspetti prioritari attraverso una programmazione temporale puntuale tenendo conto delle risorse economiche disponibili e dell’effettivo trend demografico.
  2. Coordinare in maniera unitaria e non estemporanea tutti i piani attuativi di nuova edificazione, che sono in effetti dei piani di recupero dei nuclei abusivi, rivedendone anche i parametri in modo da garantirne la fattibilità, soprattutto in termini di sostenibilità e servizi.
  3. Ridiscutere le previsioni riguardanti le aree PEEP (Piano Edilizia Economica e Popolare) sia in termini di dislocazione che consistenza.
  4. Ridiscutere le previsioni riguardanti aree IGDO, ex-Fratelli Spada, insediamenti ex- produttivi lungo l’Appia Antica.
  5. Inserire un vero e proprio piano infrastrutturale della viabilità carrabile e ciclo-pedonale.

 

 

IGDO Bene Comune

Nucleo centrale e caratterizzante della città-giardino immaginata e progettata sul nostro territorio nei primi anni del secolo scorso, è ora ridotto a rudere in seguito ai bombardamenti subiti da Ciampino nel 1943 e all’abbandono a cui è stato condannato in epoche più recenti. Destinato in un primo tempo alla demolizione, oggetto di un vincolo vergognosamente annullato con i ricorsi al TAR, è stato di fatto regalato ad una società privata che l’ha acquistato ad un prezzo irrisorio (1.6 milioni di euro) nonostante le proteste dei cittadini che ci hanno visto attivi protagonisti. Preso atto di questa difficile situazione, la cui responsabilità politica è tutta da ascrivere alla sordità e alla incapacità politica della precedente amministrazione comunale, la sua utilizzazione non può prescindere dalla valutazione di un rapporto con i privati nel quale l’amministrazione non può essere succube di scelte speculative. Per questo è fondamentale l’apertura di un laboratorio di partecipazione progettuale sull’IGDO perché a decidere e a guidare le scelte del privato deve comunque essere il soggetto pubblico (l’amministrazione) e i cittadini. La coalizione Diritti in Comune s’impegna a recepire nel piano regolatore comunale il vincolo di centro storico, così come proposto dal MIBAC e recentemente condiviso dalla Regione, a salvaguardia e tutela di questo bene identitario della nostra comunità.

Diritti in Comune vigilerà, insieme ai cittadini di Ciampino, a che l’accordo seguito alle controdeduzioni fornite dal Mibac agli uffici regionali a favore dell’indispensabile reintroduzione del CENTRO STORICO, sia approvato definitivamente dal Consiglio Regionale. Centro storico che, come specificato nell’accordo, dovrà comprendere l’intero complesso dell’Igdo e la maglia viaria della Città Giardino, inopinatamente cancellato con delibera Regionale nel 2016, tra la prima e la seconda asta esperita per la vendita del complesso IGDO.

 

 

Il “Parco Urbano delle Acque”. Adesione al Manifesto verso il “Contratto di fiume per l’Almone”

Guardando la pianta della nostra città due fasce rimangono libere dai propositi espansivi del Piano Regolatore: sono le fasce di rispetto che proteggono i corsi d’acqua che attraversano Ciampino. Per qualcuno i fossi sono solo un intralcio alla definitiva occupazione della città mentre un tempo erano un’importante fonte di reddito perché erano la forza motrice delle mole – che conserviamo numerose sul nostro territorio – ed erano la fonte di irrigazione per i terreni agricoli; in epoca romana le loro sorgenti alimentavano alcuni acquedotti e rifornivano d’acqua cisterne e impianti termali delle ville. Prendono origine da acque pure di sorgente e poi concludono il loro percorso nel bacino idrografico Tevere – Aniene portando acque inquinate dai troppi scarichi abusivi. Hanno una fascia di rispetto, ormai sancita definitivamente dal Piano Territoriale Paesistico Regionale, di 300 metri. Nel nostro territorio ne scorrono tre, il fosso dell’Acqua Mariana, il fosso della Patatona e quello dei Monaci – Fioranello. Molti toponimi del territorio conservano l’eco di questa presenza naturale di fondamentale importanza, Acqua Acetosa, Pantanella, Sassone, Fontana dei Monaci. Insieme al recupero di quel tessuto connettivo storico che caratterizza il nostro territorio, costituito dai tracciati viari antichi, dalle numerose testimonianze archeologiche, opifici e torri medievali e dai casali, proponiamo il recupero dei fossi con la realizzazione del Parco Urbano delle Acque.

Due fasce larghe 300 metri che, se pur parzialmente occupate da intollerabili fenomeni di abusivismo, costituiscono un corridoio naturale che si insinua nelle aree edificate. Non sono pochi trecento metri per una sistemazione paesaggistica che rispetti l’ambiente naturale, con un percorso pedonale o ciclabile, e con quelle visuali ancora parzialmente aperte verso i Colli Albani: i fossi, che nascono nel cuore del Parco dei Castelli Romani, possono diventare assieme al Parco del Muro dei Francesi il perno di un sistema di collegamento e fruizione col Parco dell’Appia Antica e, seguendo il loro corso, col Parco degli Acquedotti.

È in questo ambito di tutela del paesaggio e delle Acque Pubbliche che proponiamo l’adesione al Manifesto di intenti verso il “Contratto di Fiume per l’Almone” sia da parte dell’Amministrazione Comunale che delle associazioni locali. I Contratti di Fiume sono strumenti da tempo utilizzati per la gestione con processi partecipativi dei bacini idrografici i cui limiti non sono quelli dei confini politici ma quelli geografici degli ecosistemi e quelli sociali delle comunità insediate. Solo recentemente sono stati introdotti dalla Regione Lazio e tutte le associazioni e gli enti interessati dal bacino idrografico dell’Almone già da tempo vi hanno aderito ad eccezione del Comune di Ciampino. Non meraviglia quindi che nel Documento Unico di Programmazione economica della nostra città alla voce corsi d’acqua sia riportato “zero”. E’ invece fondamentale la partecipazione del nostro Comune che è attraversato da ben tre corsi d’acqua. Il Contratto di Fiume è l’occasione per avviare la progettualità partecipativa dal basso, coinvolgendo le comunità nella valorizzazione del proprio territorio promuovendo azioni dirette e condivise.

 

 

Grande Raccordo Anulare delle Biciclette: l’anello dei Parchi

In materia di mobilità alternativa, la coalizione Diritti in Comune riparte dalle proposte messe in campo in questi anni da associazioni e cittadini. Nello specifico, la coalizione sostiene le proposte che ruotano intorno al GRAB. Il Grande Raccordo Anulare delle Bici è un progetto promosso da Legambiente e già finanziato nella scorsa legislatura dal Ministero dei Trasporti (legge di stabilità 2016-2018). Il GRAB è un progetto partecipato da associazioni e progettisti e prevede la realizzazione di un anello ciclo-pedonale, accessibile a tutti, che si sviluppa per 45 km all’interno della città di Roma. Tale infrastruttura leggera sarebbe, in ottica futura, la colonna vertebrale della rete ciclabile romana, ossia dei collegamenti con e tra i quartieri periferici e con i comuni limitrofi nell’area metropolitana, tra cui Ciampino.

Nel 2017 l’associazione Ciampino Bene Comune ha presentato una proposta per un percorso ciclopedonale per la mobilità alternativa all’interno del progetto GRAB. Tale proposta consiste in un percorso di connessione tra il Parco dell’Appia Antica e il Parco degli Acquedotti e offre lo spunto per raggiungere, attraverso le sponde dei fossi, il Parco dei Castelli Romani. Il collegamento ciclo-pedonale proposto diventa così la giunzione tra l’Appia Antica, all’altezza di Via Capanne di Marino, il Parco del Muro dei Francesi e la parte terminale dell’Asse degli Acquedotti, in corrispondenza dell’abitato di Morena, attraversando Ciampino. Il percorso ha una lunghezza complessiva di 4,5 km, si sviluppa prevalentemente lungo la Via dei Laghi che abbraccia a Sud tutto l’abitato di Ciampino e poi si inoltra per un buon tratto lungo le sponde del fosso Patatona, fino al sottopasso della ferrovia Roma-Cassino, dove incrocia il percorso proposto nel GRAB dalle associazione del VII municipio di Roma e diretto anche verso l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata. L’Anello dei Parchi sarà la dorsale per lo sviluppo della mobilità sostenibile nella città di Ciampino, ossia di quei percorsi ciclo pedonali cittadini che si snoderanno da questa infrastruttura all’interno dei quartieri. L’intervento ha come scopo non solo quello di creare un’infrastruttura in sicurezza a servizio della cittadinanza, ma anche quello di voler valorizzare e, come nel caso dei fossi, salvaguardare e mettere in sicurezza, le bellezze paesaggistiche e quei beni che compongono il capitale naturale del nostro territorio.

 

 

Parco del Muro dei Francesi

Le realtà che sostengono la coalizione Diritti in Comune da anni si battono per la realizzazione del Parco del Muro dei Francesi. Un parco archeologico multifunzionale in una grande area di verde pubblico posta a collegamento col contiguo Parco dell’Appia Antica e, a sud, con quello dei Castelli Romani. Un’area archeologica, un circuito running e percorsi sportivi, spazi culturali e per la ricerca, un uliveto secolare e un sistema di orti pubblici: circa 20 ettari di verde messi a disposizione della Città di Ciampino. Il parco del Muro dei Francesi sarà caposaldo del sistema territoriale, unico elemento capace di connettere, riqualificare e render fruibili gli altri siti limitrofi, Beni Comuni di carattere storico archeologico, architettonico, paesaggistico e naturalistico. A partire dal IX miglio della regina viarum – interno al territorio comunale ma vergognosamente abbandonato -, passando per le strutture archeologiche dell’Acqua Acetosa – con la grande cisterna trapezoidale e i resti della villa di Q. Voconio Pollione -, quelli nella splendida cornice di Villa Maruffi, le terme di Colle Oliva, l’area di Ad Decimum e le sue catacombe, quindi le medievaliTorre del Sassone, la Mola Cavona e la Torre dell’Acqua Sotterra, affacciate sul fosso della Patatona (ovvero di Morena o della Marranella di Marino) e sulla celebre Acqua Mariana. Annessa al Parco dovrà essere un’area museale espositiva, per i reperti archeologici provenienti dalla villa dei Valerii (il gruppo statuario dei Niobidi) e dal territorio. Nel sito, ancora da indagare per la gran parte, intendiamo sviluppare un progetto di archeologia pubblica con Soprintendenza e Università.

   

CULTURA, SPORT E BENI COMUNI

   

Beni Comuni

Per Beni Comuni intendiamo tutti i beni materiali (strade, piazze, aiuole, teatri, aree verdi, aule scolastiche, edifici…), immateriali (inclusione sociale, educazione, cultura, sensibilizzazione civica, sostenibilità ambientale, riuso…) e digitali (siti web, applicazioni, social, alfabetizzazione informatica…), che i cittadini e l’Amministrazione riconoscono essere funzionali all’esercizio dei diritti fondamentali della persona, al benessere individuale e collettivo, all’interesse delle generazioni future.
Diritti in Comune intende lo Spazio pubblico non solo come luogo fisicamente delimitato ma come attivatore del senso di cittadinanza. Per questo cardine centrale del nostro Programma è proprio la ri-attivazione di tali Spazi e la creazione di tutte quelle condizioni che ne ottimizzino l’accessibilità e la libera fruizione da parte di tutte/i i/le cittadine/i, coinvolgendoli per ampliare la partecipazione e la gestione collettiva degli spazi pubblici e per sensibilizzare e promuovere una nuova forma di diritto pubblico che tuteli e valorizzi i beni di appartenenza collettiva e sociale. Per questo motivo Diritti in Comune intende:
  • Fare propria la “Carta dello Spazio Pubblico” utilizzandola per contribuire a realizzare buone pratiche finalizzate alla rigenerazione, gestione e creazione degli spazi pubblici urbani, diffondendo tale strumento nella comunità attraverso la sua divulgazione e campagne educative nelle scuole.
  • Censire gli “Spazi pubblici”e/o “potenzialmente pubblici” verificandone convenzioni, caratteristiche e finalità, tenendo conto delle analisi costi/benefici di eventuali rimodulazioni e varianti di progetti in essere; individuare tali “Spazi pubblici” e/o “potenzialmente pubblici” (ad es. la Villetta Comunale al Parco Aldo Moro, il Casale dei Monaci) come Beni Comuni, fruibili liberamente dalla Comunità; mettere a disposizione di tutte/i tale elenco.
  • Approvare il “REGOLAMENTO PER LA GESTIONE E VALORIZZAZIONE A FINI SOCIALI DEI BENI COMUNI URBANI E PER LA TUTELA DELLE FORME DI CITTADINANZA ATTIVA”.
  • Definire la destinazione di Beni Comuni immobili e/o terreni anche mediante procedure di Gestione partecipata (quali, ad esempio, le Consulte civiche) privilegiando l’individuazione degli stessi quali sedi di attività a carattere sociale, culturale, educativo e ricreativo, generando processi di inclusione sociale e di collettivizzazione della creatività.
  • Modificare il regolamento comunale sull’uso della Sala Consiliare, per permettere lo svolgimento di iniziative di carattere culturale, artistico e politico in quanto l’uso di tali spazi è espressione integrale della democrazia. Tale uso non può essere negato senza validi e giustificati motivi.
  • Monitorare l’attività del privato che abbia acquisito spazi di rilevanza pubblica vincolati (com’è il caso dell’IGDO e di una parte della Tenuta del Muro dei Francesi), attraverso un controllo teso a garantire la funzione pubblica di tali beni, anche in caso di intervento del privato.

 

Vita artistica e attività creative e culturali

L’arte è strumento di aggregazione e rappresenta un efficace ancoraggio rispetto all’urgente bisogno di recuperare umanità e valido deterrente di fronte alla sempre più diffusa intolleranza legata ad atteggiamenti xenofobi e razzisti. L’Arte Pubblica è un concetto comprensivo di tutte le attività e le manifestazioni artistiche aventi finalità pubbliche ed esposte in spazi pubblici: l’arte di strada in tutte le sue declinazioni, ma anche i monumenti pubblici, gli allestimenti in luoghi pubblici e così via. Il fenomeno della Street Art ha riportato all’attualità questo tipo di interventi diffusi in prevalenza nelle periferie urbane, dove funzionano spesso come compensazione estetica di diffusi fenomeni di degrado urbano. Per questo è necessario uno scambio dei cittadini con l’autore (o gli autori) configurando l’intervento come frutto di un impegno comune finalizzato alla riqualificazione dell’ambito urbano senza andare incontro agli spiacevoli effetti della gentrificazione. La legislazione tuttora vigente (L.717/1949 e ss.mm.ii.) imporrebbe la destinazione del 2% dei fondi stanziati per opere pubbliche alla contestuale realizzazione di opere d’arte. Se adeguatamente ampliata e organizzata, questa tematica può rivestire una grande importanza nella qualificazione dello spazio pubblico e nella rigenerazione delle periferie. Diritti in Comune s’impegna a promuovere iniziative che possano nutrire la cultura della partecipazione e dell’integrazione sociale, offrendo opportunità per condividere creatività e competenze con ogni forma e mezzo a disposizione, impegnandosi a coinvolgere le soggettività artistiche presenti sul territorio di Ciampino. Le attività che s’intendono sostenere e promuovere saranno realizzate sia in spazi pubblici, che privati, all’aperto o al chiuso e includeranno rappresentazioni teatrali, tavole rotonde, reading letterari, incontri culturali così come mostre di arti figurative di artisti presenti sul territorio (posta la ricostruzione della Galleria d’AC), laboratori d’arte, concerti musicali. Si propone quindi anche la costruzione di un calendario pubblico (anche attraverso una pagina Web) consultabile da tutte/i le/i cittadine/i; Diritti in Comune lavorerà da subito per riconoscere e sostenere soggettività ed esperienze artistiche esistenti nel territorio impegnandosi a rimuovere tutti gli ostacoli (sociali, culturali ed economici) che possano impedirne la produzione culturale. Per questo motivo risulterà fondamentale:

  • Connettere gli artisti emergenti, giovanissimi e giovani che intendano sviluppare anche professionalmente le proprie pratiche creative con realtà associative e istituzionali (come la Scuola) che possano essere di sostegno nella formazione e nella valorizzazione dei talenti presenti nel territorio di Ciampino.
  • Stipulare convenzioni o promozione assicurative per l’acquisizione di materiali, servizi, spazi e attrezzature comuni.
  • Esenzione della tassazione del suolo pubblico per attività no-profit su aree predisposte architettonicamente (come ad esempio la pista di pattinaggio e il teatro del Parco Aldo Moro; il plateatico di Via Luigi Bleriot). Al fine di coinvolgere la comunità cittadina, sia essa residente e non, nonché di realizzare un rapporto vivo con le culture e le arti presenti nella nostra città, sia come fruitori che come creativi, Diritti in Comune si impegna a sensibilizzare e coinvolgere la cittadinanza nei processi di criticizzazione dello spazio pubblico, così come nei dibattiti che riguardano i beni comuni attraverso iniziative come convegni, incontri ed eventi d’arte (performance, concerti e proiezioni).

In tal senso è per noi strategico il potenziamento di strutture già esistenti:

  1. Valorizzazione e ristrutturazione della Biblioteca comunale “Pier Paolo Pasolini” quale agorà culturale, umanistica e scientifica, di Ciampino, al fine di ridefinirla non solo luogo di accesso ai saperi per tutte e tutti, ma anche di produzione di conoscenza. Per questo l’Amministrazione si impegnerà ad ampliarne gli spazi e gli orari di apertura (eliminando l’interruzione dalle 13:30 alle 14:30); ad attivarla per attività di lettura, talk, presentazioni di natura scientifica e umanistica; alla costruzione di una pagina web per un accesso facilitato al catalogo online (già presente nel Consorzio del Sistema Bibliotecario dei Castelli Romani).
  2. Ristrutturazione dello spazio della Galleria Comunale d’Arte Contemporanea, stesura di uno Statuto come Spazio espositivo pubblico, comunicazione e collaborazione con le realtà artistiche del territorio e con le scuole.
  3. Ristrutturazione e ri-attualizzazione della struttura del Teatro Comunale con relativa rifunzionalizzazione di tutta l’area.
  4. Rifunzionalizzare il Casale dei Monaci come spazio culturale (ad es. luogo di residenze artistiche) e suo inserimento nelle reti regionali dedicate al fine di attivare scambi tra artisti e reperire fondi di finanziamento.

 

Sport

Lo sport è una pratica fondamentale per una vita sana ed è motore di aggregazione sociale per persone di ogni estrazione sociale, religione, nazionalità e raggiunge lo scopo più difficile, in maniera semplice e diretta, che è quello di unire le persone, senza barriere e pregiudizi. Una città come la nostra deve poter offrire strutture adeguate, moderne e accoglienti in grado di garantire agli atleti di tutte le età il giusto spazio per le attività sportive più diverse. Il settore delle discipline indoor in particolare, usufruisce dell’unico spazio pubblico comunale presente sul territorio, l’affollatissimo “Pala Tarquini”. Tale affollamento è indice di una vivace e diversificata offerta di sport e molte società condividono e a volte si contendono gli spazi sia fisici che temporali che questa importante struttura permette. Noi pensiamo che sia tempo di predisporre una nuova struttura oltre al “Pala Tarquini” che permetta la fruizione anche alle associazioni sportive a corto di spazi ma non a corto di entusiasmo, agonismo e iscritti.

Bisogna predisporre una struttura che permetta agli atleti di ogni disciplina di crescere e di ben figurare nelle competizioni ma nel contempo permettere anche al pubblico di guardare e supportare i propri campioni in gare, tornei e campionati. Questo non è attualmente possibile nelle palestre scolastiche, in quanto seppur valide per l’allenamento non lo sono per le competizioni, essendo prive di posti per gli spettatori e spesso anche per gli atleti in caso di kermesse sportive più importanti. Il nostro impegno è quello di riorganizzare e potenziare le strutture pubbliche comunali degli sport indoor che hanno un notevole impatto economico sul commercio e di immagine.

In particolare proponiamo la messa in sicurezza e la ristrutturazione della palestra sita in Via Gorizia che attualmente è utilizzata come deposito comunale. Tutti gli obiettivi indicati intendiamo raggiungerli in modo trasparente e partecipato, ottimizzando i costi e ampliando gli spazi utilizzabili.

   

BILANCIO

 
 
 
Il bilancio è il documento nel quale l’amministrazione programma e definisce quale indirizzo politico dare alla propria gestione. L’incapacità di gestire il bilancio ha causato nel 2018 lo scioglimento anticipato della consigliatura e l’avvio della gestione da parte del Commissario prefettizio. L’amministrazione uscente ci ha lasciato in eredità un debito certificato di 11 milioni di euro accumulato negli ultimi anni; il sindaco uscente è stato assessore al bilancio nel periodo 2011- 2014 e sindaco dal 2014 alla primavera 2018.

Compito del Commissario era quindi quello di rivedere i conti e il bilancio del Comune verificando la possibilità di un piano di risanamento o la dichiarazione del dissesto finanziario. Gli atti approvati dal Commissario ripianano il debito creando una situazione emergenziale per tre anni, il dissesto viene sostanzialmente evitato con l’incremento esponenziale delle entrate per multe stradali (dieci volte la cifra dell’anno precedente) l’intensificarsi del recupero dell’evasione (l’invio degli accertamenti IMU 2013 ne sono un esempio) ma soprattutto con la contrazione delle uscite con tagli di oltre l’80% per la spesa sociale (famiglie disagiate, asili nido, assistenza) e alle manutenzioni ordinarie (verde, strade, illuminazioni, scuole) in alcuni casi ridotte a zero euro di stanziamenti. Un dissesto non dichiarato ma presente nei fatti se l’amministrazione non riesce ad erogare i servizi essenziali per i quali è preposta.Ma come si è formato questo debito? Non certo per migliorare la qualità della nostra vita o per la realizzazione di nuovi servizi o infrastrutture. Lo stato di abbandono della città è evidente e le opere pubbliche più importanti non sono state concluse per inadeguatezza di programmazione e di finanziamenti. Quanto ha inciso sul debito la gestione sconsiderata di ASP che dal 2010 al 2016 ha avuto perdite per oltre dieci milioni di euro, prontamente ripianate dai cittadini di Ciampino? Ogni anno paghiamo interessi sui mutui per oltre un milione di euro con un interesse medio di oltre il 5%, ben al disopra dei normali interessi praticati dalle banche ai privati; per che cosa sono stati accesi questi mutui? Al servizio di quali scelte politiche e di quali interessi sociali il debito è stato contratto? Chi ne ha beneficiato? Chi sono i creditori?

È per rispondere anche a queste domande che Diritti in Comune propone:

  • Istituzione di una commissione pubblica di Audit sul debito: se il debito è pubblico tutti hanno il diritto di conoscerne l’origine, la legalità delle modalità con cui è stato contratto, la legittimità e la sostenibilità degli obiettivi e degli interessi a cui è stato finalizzato.
    L’Audit è uno strumento politico in cui si afferma l’idea che tutti i cittadini e tutte le cittadine sono in grado di occuparsi del proprio futuro, anche affrontando consapevolmente le tematiche economiche; l’Audit ha il compito di ricostruire il passato – come si è formato il debito – e di valutare nel presente come viene gestita la spesa pubblica per costruire un futuro diverso.
  • Completa trasparenza del bilancio volta al superamento del piano di rientro del Commissario prefettizio ed al recupero delle risorse per ristabilire nelle giuste proporzioni la spesa sociale, la gestione pubblica dei servizi essenziali e degli asili nido, la gestione delle manutenzioni essenziali alla qualità della vita cittadina, l’equa distribuzione delle tasse e dei tributi.
  • Adesione e partecipazione attiva alla “Rete dei Comuni contro il dissesto e per un’altra finanza locale” che apra una vertenza nei confronti del governo e dei vincoli imposti dall’UE e in difesa dei diritti delle comunità locali; partecipazione alla campagna per la socializzazione di Cassa Depositi e Prestiti.
  • Diritti in Comune si oppone all’uso strumentale del debito, agitato, a livello internazionale, nazionale e locale, come emergenza allo scopo di rendere accettabili e politicamente inevitabili le politiche liberiste di alienazione del patrimonio pubblico, la mercificazione dei beni comuni, la privatizzazione dei servizi, la sottrazione di democrazia.

 
 
 
 

AMBIENTE E RICONVERSIONE ECOLOGICA

La rilevanza delle problematiche ambientali in atto nel territorio comunale di Ciampino, concernenti diverse tipologie d’inquinanti, con particolare riferimento all’inquinamento atmosferico, acustico derivante da rumore aeroportuale e gas endogeni provenienti dal suolo e sottosuolo (CO2 – Radon), continua a porre l’obbligo di elevare il livello di attenzione e di conoscenza dei fenomeni, nel perseguimento del pubblico interesse e a tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini.

Anni addietro il Comune di Ciampino stanziava in Bilancio risorse periodiche nel settore ambientale, proprio per garantire un costante controllo e monitoraggio di questi inquinanti. Negli ultimi anni gli interventi in questo senso sono stati definanziati e le convenzioni con istituiti pubblici come Arpa e INGV non più rinnovate. Nonostante il Consiglio Comunale 5 anni fa abbia disposto l’istituzione di un Osservatorio Ambientale Comunale, quale organo di collegamento con le strutture tecniche regionali e nazionali che per istituto effettuano monitoraggio, rilievi e controlli ambientali sul territorio, ad oggi non sono stati nominati i componenti e le diverse rappresentanze di enti e istituzioni e di fatto l’organismo non si è mai insediato. Diritti in Comune s’impegna ad insediare subito l’Osservatorio Ambientale Comunale, quale organismo istituzionale atto a garantire il monitoraggio e la valutazione delle diverse forme d’inquinamento che investono il territorio e le correlazioni sanitarie ed epidemiologiche, per condividere protocolli ed azioni comuni di prevenzione e tutela della salute pubblica e garantire ai cittadini quei necessari strumenti di conoscenza ed informazione sulla qualità dell’ambiente in cui vivono.

Questione al centro di una lunghissima battaglia per questo territorio è quella poi del rumore aeroportuale e del Piano di risanamento acustico del territorio. Dopo almeno due decenni di lotte, mobilitazioni, vertenze e pressioni nei confronti di tutte le istituzioni, all’inizio del 2019 è stato finalmente firmato dal Ministro dell’Ambiente un Piano che consente di riportare in tempi certi l’attività dello scalo aereo al Pastine nei limiti coerenti con la zonizzazione acustica del territorio e di far realizzare al soggetto gestore le opere di risanamento sui ricettori maggiormente esposti. Occorre vigilare sull’attuazione delle misure di risanamento acustico aeroportuale da parte del gestore e utilizzare il gettito derivante dall’Iresa (Imposta Regionale sulle Emissioni Sonore Aeromobili), già trasferito al comune di Ciampino dalla Regione Lazio e mai impiegato, per aumentare e migliorare gli strumenti del sistema di monitoraggio acustico e ambientale per il rilevamento del rumore e delle emissioni nocive causate dall’aeroporto. La nuova zonizzazione del territorio regionale e la classificazione delle aree e agglomerati urbani ai fini della valutazione della qualità dell’aria ambiente operata dalla Regione a settembre 2016, ha elevato Ciampino in Classe 1, ossia tra i Comuni dove uno o più indicatori di legge di tali inquinanti, risultano superiori al valore limite. In particolare il territorio comunale è risultato tra le classi peggiori sia per le polveri sottili, specificatamente la frazione PM10 per il numero di superamenti del valore limite sulle 24 ore nel corso dell’anno e sia per la media annua del biossido di azoto, il più critico dei parametri di legge previsti.

Per Diritti in Comune compito fondamentale della nuova Amministrazione sarà l’adozione di quel Piano d’Intervento Operativo (PIO) Comunale, previsto dal Piano Regionale della Qualità dell’Aria, mediante il quale attuare i provvedimenti di contrasto in relazione al persistere o all’aggravarsi delle condizioni d’inquinamento. Non si tratta di qualche giornata di targhe alterne o di un paio di domeniche ecologiche l’anno, ma di individuare una serie di misure strutturali per fronteggiare le emergenze, con le modalità di applicazione e di sorveglianza del loro rispetto, informando i cittadini a partire dalle fasce deboli della popolazione maggiormente esposta.

Il Comune di Ciampino è uno dei pochi comuni italiani ad avere un Piano Regolatore delle antenne e un Regolamento per la corretta installazione degli impianti di telefonia mobile, che ha garantito per 15 anni il controllo dell’inquinamento elettromagnetico sul territorio comunale. Quel Piano va necessariamente aggiornato anche in funzione delle nuove tecnologie di comunicazione, sempre tenendo conto del principio della cautela e della minimizzazione dei valori di campo elettromagnetico, con particolare riferimento alle aree sensibili. Vogliamo inoltre trasformare Ciampino in un Comune capofila nelle “buone pratiche” di innovazione tecnologica e ambientale e riconversione tecnologica. Proponiamo un piano di azioni concrete in ambito comunale per concorrere all’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale, produrre e consumare meno plastica, incentivare le energie rinnovabili verdi.

Di seguito alcuni punti progettuali da sviluppare sui quali ci proponiamo di agire da subito:

  • Promozione delle buone pratiche ambientali attraverso la certificazione delle attività commerciali sostenibili che aderiscono alle iniziative comunali.
  • Produzione dell’APP Bella Mossa, l’iniziativa avviata nel 2017 nell’area metropolitana di Bologna per incentivare gli spostamenti sostenibili. Promossa da SRM – Reti e Mobilità, Agenzia per la mobilità e il trasporto pubblico locale del Comune di Bologna e della Città Metropolitana di Bologna, Bella Mossa si inserisce nel quadro del Piano Urbano di Mobilità Sostenibile, che intende soddisfare la domanda di mobilità di persone e merci nelle aree urbane e metropolitane in modo ecologico, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita e delle città.
  • Il recente aumento di bus e navette per l’aeroporto che circolano nel Comune (con un flusso che ha raggiunto con soli 4 vettori ben 77.715 corse l’anno, pari a una media di 213 al giorno) impone di rivedere i contratti con i soggetti che forniscono il servizio con l’obiettivo di ridurre le linee, qualificare i percorsi, imporre l’uso di soli bus elettrici, inserire fermate a servizio dei cittadini. Inoltre, l’imposizione di una tassazione su un servizio di trasporto invadente e poco qualificato, che finora ha solo attraversato il territorio senza rendere particolari utilità alla città, potrebbe contribuire in buona parte al finanziamento del trasporto pubblico comunale.
  • Questione alimentare. Raccolta del cibo scaduto o in scadenza di ristoratori ed esercizi commerciali alimentari e privati da consegnare ad associazioni o privati in difficoltà. Istituzione di uno spaccio popolare territoriale coordinato con i supermercati cittadini per rispondere ai bisogni delle persone che si trovano in difficoltà economica. Promozione dei prodotti locali nelle mense scolastiche attraverso un accordo con un Gruppo di Acquisto Solidale.
  • Distributori comunali di acqua potabile.
  • Distribuzione dei riduttori di flusso dell’acqua a tutti i cittadini.
  • Progetto “Zero Plastica”. Negli spazi pubblici in ambito comunale (ASL, Scuole, Comune, Campi sportivi, etc.) installazione di distributori di acqua potabile certificati dall’Università di Roma Tor Vergata. Distribuzione agli studenti delle scuole di borracce compostabili. La distribuzione di una bottiglia in acciaio inossidabile completamente “carbon neutral”, le cui emissioni di anidride carbonica emesse durante le fasi di produzione, confezionamento e trasporto sono state completamente compensate con progetti internazionali e certificati di riforestazione. Inoltre, l’acqua sarà periodicamente sottoposta ad analisi di laboratorio i cui risultati saranno pubblicati sul sito internet comunale.
  • Mense scolastiche. Azione concrete per la riduzione significativa dell’uso di plastica.
  • Assegnazione di un contributo alle famiglie per l’acquisto di pannolini lavabili.
  • Utilizzo di prodotti interamente riciclati negli uffici pubblici comunali.
  • Installazione di un albero per ogni bambino nato.
  • Energia e innovazione tecnologica: investimenti, tramite accesso a fondi europei e regionali, sulle tecnologie che consentano il risparmio energetico negli edifici pubblici comunali, attraverso l’installazione di pannelli fotovoltaici.