Lungo il fosso dell’Acqua Mariana sono in corso lavori che rischiano di aggravare l’equilibrio idrogeologico del territorio.

Valle Marciana è – o meglio era – dal punto di vista naturalistico e paesaggistico uno dei luoghi d’eccellenza delle pendici dei Castelli  Romani. E’ per intero uno dei crateri dell’apparato vulcanico dei Colli Albani: un particolare sito geologico, paesaggistico e archeologico,  frequentato ininterrottamente dall’età preistorica alla medievale. La valle è attraversata dal fosso dell’Acqua Mariana, rivo che ebbe un ruolo importante per il territorio e la città di Roma, visto che alle sue sorgenti corrisposero in età romana i tre acquedotti dell’aqua Crabra, Iulia e Tepula, e le sue acque alimentarono a lungo le mole della città e del territorio, tra queste la medievale Mola Cavona. Dal punto di vista amministrativo la valle ricade principalmente nel territorio del Comune di Grottaferrata, poi di Ciampino, cui appartiene il bordo nord – occidentale del cratere, infine del Comune di Roma. La zona, pur se a destinazione d’uso agricolo, nell’ultimo decennio è stata attaccata dall’abusivismo e dal cemento, nell’indifferenza totale di chi ha governato.

In queste settimane è in atto un pesantissimo intervento di inalveamento del corso naturale del Fosso dell’Acqua Mariana, finanziato con soldi pubblici dalla Regione Lazio, eseguito da Astral, ed evidentemente autorizzato in termini di salvaguardia e tutela del paesaggio dalle autorità competenti. Un lungo serpente bianco che solca l’intero cratere di Valle Marciana e, poi, riprende all’altezza della Mola Cavona.

Il sindaco di Grottaferrata Andreotti, la cui giunta ha cofinanziato l’opera – immeritatamente detta “di ingegneria naturalistica” -, l’ha definita un intervento necessario per mettere in sicurezza le edificazioni spontanee e per tutelare l’incolumità delle persone residenti, minacciate dalle esondazioni del fosso avvenute gli ultimi anni. Ricordiamo che le esondazioni, e relativi danni, sono dovuti alla progressiva impermeabilizzazione del suolo, nonché all’interruzione delle secolari pratiche di manutenzione e pulizia delle rive. Lo stesso approccio fu seguito in passato a Ciampino, quando si decise di tombare – cioè occultare sotto il cemento – il corso urbano del fosso della Patatona (detta anche di Pantanelle o Marranella di Marino), mascherando l’operazione con una pista ciclabile e guadagnandone superficie edificabile.

Oggi il Fosso della Patatona nel tratto ciampinese è indicato dall’Autorità di Bacino del fiume Almone – di cui è tributario come “particolarmente a rischio”, determinando una situazione grave dal punto di vista idrogeologico per i quartieri interessati. Che questo avvenga in tempi nei quali i danni e le sciagure prodotti dall’acqua sono ciclicamente sotto gli occhi di tutti, è irresponsabile, che si sia deciso di infliggere a Valle Marciana e al paesaggio del territorio l’ennesimo sfregio, anche. Chissà a quale pena sarebbero stati condannati i responsabili di tale scempio nel XVI secolo dal Tribunale della Marrana, cioè al tempo in cui vigevano severe norme di tutela del rivo dell’Acqua Mariana? Intanto, vogliamo sapere cosa ne pensano le autorità di controllo competenti, il Parco dei Castelli Romani; vogliamo sapere se il Comune di Ciampino ha cofinanziato quest’opera, se sono stati considerati i rischi idraulici per le zone più a valle come Valle Copella e, a Morena, di Acqua Acetosa Anagnina.

Diritti in Comune, che pur si è vista bocciare l’ottobre scorso dal Consiglio Comunale di Ciampino una mozione per la promozione e salvaguardia delle risorse idriche – misura che includeva anche la richiesta di adesione al Protocollo d’intesa Verso il Contratto di Fiume per l’Almone, negata ma poi successivamente adottata con delibera di Giunta – continuerà con i cittadini a difendere gli scampoli di suolo inedificato e a progettare una città e un territorio dove le risorse naturali, come i corsi d’acqua, e quelle culturali, come la Mola Cavona e la Torre dell’Acqua Sotterra, siano elementi qualificanti, da rispettare e valorizzare.

 

Diritti in Comune su ordinanza blocco traffico: “L’amministrazione si contraddice”

A seguito dell’ della Sindaca di Ciampino, Daniela Ballico, per la riduzione dei livelli di inquinamento dell’aria, Diritti in Comune ha replicato con la seguente nota:

La Sindaca di Ciampino, a causa della pessima qualità dell’aria rilevata dalle centraline di monitoraggio in questi giorni, ha emesso oggi un’ordinanza che dispone due giorni di blocco per i veicoli più inquinanti. Prendiamo atto che c’è una forte contrapposizione di vedute tra la Sindaca e l’Assessore all’ambiente, che solo pochi giorni fa aveva incredibilmente vantato la buona qualità dell’aria in città. Chi amministra non ha le idee chiare: l’Assessore Cappello dovrebbe prendere coscienza che viene di fatto smentito dagli atti amministrativi appena una settimana dopo le sue discusse dichiarazioni e ci chiediamo a questo punto se sia la persona giusta a ricoprire un ruolo così delicato. Avevamo ragione dunque a sostenere, nel documento presentato l’altro ieri alla stampa, che la situazione è più critica di quanto l’Assessore volesse farci credere. Restiamo tuttavia convinti, come abbiamo detto pubblicamente, che queste misure emergenziali siano iscritte nell’ambito del permanere di condizioni critiche dovute a molteplici fattori”.

“Quello che manca – hanno scritto – è una visione politica complessiva sul tema della qualità dell’aria, e più in generale della salvaguardia dell’ambiente, ovvero sulle scelte strategiche necessarie nel medio e lungo periodo per una riconversione ecologica della nostra città che l’Amministrazione nel non sembra avere. A partire dal problema del traffico veicolare di attraversamento, alla necessità di rafforzare la piantumazione cittadina con nuove alberature, passando per il potenziamento del trasporto pubblico locale e della mobilità sostenibile, fino ad arrivare ad una strategia nei confronti delle infrastrutture più impattanti quali l’aeroporto Pastine e le Ferrovie dello Stato. Altrimenti si rischia ancora una volta di fare ricadere tutto il peso del contrasto all’inquinamento sui lavoratori ciampinesi, costretti a prendere mezzi privati per mancanza di alternative, con un paio di domeniche ecologiche che, come dimostrano i dati di questi giorni a Roma, servono solo come misure tampone ma non risolvono il problema dell’inquinamento atmosferico”.