Questo 25 novembre, giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, è segnato non solo dal solito terribile bollettino delle vittime quotidiane di violenza maschile, ma anche dall’oppressione di certi contesti di convivenza forzata dovuti alla pandemia. Troppe donne sono costrette a condividere tempi e spazi con uomini violenti, situazioni di sopraffazione e controllo sulla propria vita e libertà.
Il nostro territorio registra una grave carenza di centri antiviolenza. Troppo scarse inoltre le iniziative concrete di prevenzione e di intervento capillare sull’educazione alla parità dei ruoli e dei diritti. Ultimamente, a Ciampino, le iniziative istituzionali si sono limitate a sporadiche kermesse non di rado inserite in una cornice che vuole fare del problema una mera questione di ordine pubblico o di autodifesa personale.
Noi crediamo, al contrario, che la violenza di genere non sia una questione sporadica ed emergenziale, ma un problema collettivo e strutturale, insito nella cultura patriarcale che annulla completamente l’identità della donna e che trova abbondante spazio nella retorica del “focolare” da preservare da pericoli esterni, quando invece i dati ci dicono che proprio all’interno di quel focolare avvengono la maggior parte delle violenze fisiche, psicologiche e culturali contro le donne.
L’ISTAT certifica infatti che durante i mesi di lockdown le richieste d’aiuto al numero d’emergenza 1522 sono aumentate del 120%; la maglia nera è proprio il Lazio che ha quasi visto duplicare le chiamate al numero verde contro la violenza di genere. Il Viminale segnala in un dossier che le donne uccise in famiglia durante l’emergenza Covid sono state il 76% sul totale degli omicidi in ambito domestico, una vittima ogni due giorni!
Serve un nuovo modello educativo, occorre una riappropriazione dei linguaggi e delle pratiche nella sfera pubblica come in quella privata, come ci mostrano i recenti casi di cosiddetto “revenge porn” – intollerabile mezzo di sopraffazione, violazione e annichilimento della persona nella sua intimità – la cui violenza viene reiterata sui mass-media, sul posto di lavoro o nelle aule giudiziarie per mezzo del solito meccanismo di colpevolizzazione delle vittime.
Come Diritti in Comune torniamo a chiedere l’attivazione di iniziative concrete nella nostra città, a partire dalla programmazione di percorsi di educazione sentimentale e sessuale nelle scuole, per arrivare all’impegno che chiediamo al Comune di attivare un reale presidio di contrasto alla violenza di genere, in collaborazione con gli enti limitrofi e di area vasta.
Vogliamo istituzioni capaci di affrontare questo problema terribile, che non è affatto assente sul territorio in cui viviamo. Chiediamo e ci batteremo affinché siano all’altezza di una simile battaglia.