MOBILITA’ E GESTIONE DEL TERRITORIO
La forte attrattività del nodo ferroviario cittadino, con la sua stazione recentemente riqualificata, e dell’aeroporto “G.B. Pastine”, oggi scalo di riferimento delle compagnie lowcost, si va a sommare alla specificità topografica di Ciampino che nell’attuale situazione infrastrutturale rimane punto obbligato di passaggio dei flussi di travaso tra il bacino Appia-Laghi e quello Anagnino-Tuscolano ma anche tra questi ed il territorio sud di Roma Capitale. Ciampino è quindi sede di grandi servizi sovracomunali di valenza regionale e nazionale e crocevia di transito obbligato. Ogni intervento sulla vivibilità non può che partire da questi due vincoli esterni che la città subisce senza che abbia mai visto attorno ad un tavolo gli attori di questa particolarissima situazione, che sono oltre al comune di Ciampino, la Regione, la Città Metropolitana, i Comuni viciniori, l’Ente ferroviario, le autorità aeroportuali. Non a caso la città è investita quotidianamente da una quota importante di traffico d’attraversamento, che è stato valutato nella misura del 30%, dei circa 160.000 veicoli/giorno di passaggio sul sistema della viabilità comunale, con rilevanti impatti sulla mobilità locale e in termini ambientali. Questo costante flusso veicolare privato non è stato, nel corso degli anni, governato con alcuna seria politica di mobilità cittadina. Nessun parcheggio di scambio connesso al sistema del trasporto pubblico locale, nessuna limitazione né regolamentazione al traffico d’attraversamento. Esiste un servizio di trasporto pubblico locale gestito da anni dallo stesso concessionario e affidato con reiterate ed eterne proroghe, pagato a chilometro e svolto con un parco mezzi vecchio ed inquinante.Paradossale poi è la presenza di ben 4 vettori turistici gran turismo, che con decine e decine di linee bus al giorno congestionano ulteriormente la debole rete della viabilità urbana cittadina, svolgendo un servizio, peraltro a porte chiuse ai residenti, unicamente rivolto ai turisti che dall’aeroscalo raggiungono la Capitale. Una condizione generale dal fortissimo impatto sulla qualità dell’ambiente e della sicurezza dei cittadini ed in particolare di tutti quegli utenti deboli dello spazio urbano e della strada, come pedoni, ciclisti, anziani, bambini, diversamente abili.
Fondamentale per il governo di questa drammatica emergenza è l’adozione di un Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS), con l’individuazione dei diversi sistemi di mobilità cittadina, la caratterizzazione del territorio comunale in zone (pedonali, a traffico limitato, zone a 30 km/h) e l’adozione di specifiche azioni per il miglioramento della mobilità ciclo-pedonale, il potenziamento dell’intermodalità e il miglioramento della sicurezza stradale. Uno strumento strategico che deve privilegiare e favorire il sistema del trasporto pubblico locale, che deve essere ecologico, efficiente, competitivo rispetto a quello privato. Anche il traffico delle merci e il loro carico e scarico va regolamentato in opportune fasce orarie giornaliere, limitandone l’accesso ai mezzi pesanti e maggiormente inquinanti. I plessi scolastici comunali, nelle ore d’ingresso e uscita degli alunni, sono presi d’assedio dalle auto private, con aumento del traffico e dei livelli d’inquinamento atmosferico. C’è bisogno di una nuova mobilità scolastica capace di garantire percorsi adeguati per gli alunni, dalle loro case alle strutture scolastiche, in modo da evitare il più possibile l’uso e lo stazionamento di veicoli privati dei genitori. Istituire zone carfree intorno ai plessi scolastici, insieme a iniziative di mobilità alternativa come il piedibus, rende la città più vivibile. È certamente più vivibile una città a misura delle bambine e dei bambini, che anche nell’andare a scuola, a piedi, si riappropriano degli spazi collettivi.
Non ha alcun senso parlare di piano parcheggi, se non si affronta a questo livello il governo della mobilità urbana. Per questo Diritti in Comune intende cancellare il sistema della sosta varato dalla Commissaria, che agisce unicamente sulla leva tariffaria. Va adottato un nuovo Piano Sosta con il quale saranno diversificati i parcheggi di scambio per non residenti, che potranno entrare nel centro urbano solo con navette pubbliche, da quelli destinati ai soli residenti, con tariffe e abbonamenti agevolati per la prima autovettura e con la reintroduzione della frazione oraria per sosta minima. Proporzionalmente saranno garantiti adeguati stalli di sosta gratuita e con disco orario nelle zone commerciali e dei servizi pubblici. Più in generale il sistema della mobilità e della sosta cittadina può trovare in queste misure una parziale soluzione all’annoso problema del traffico, che tuttavia nella stessa frammentazione del territorio, dovuta al passaggio di ben quattro linee ferroviarie, sconta una criticità difficile da risolvere definitivamente. La nuova Amministrazione dovrà rendere permanente l’istituzione di una Commissione congiunta con Ferrovie dello Stato (RFI) per affrontare strutturalmente una serie di problemi annosi, come la ristrutturazione di ponti vecchissimi e pericolanti, la copertura dei valli ferroviari. In questo senso il progetto più volte ventilato del raddoppio della Roma – Velletri con l’interramento del tratto da via due Giugno a dopo la via dei Laghi, superando l’assurdo e costoso progetto di sottopasso ancora fermo e lo slittamento della stazione fs di Casabianca all’altezza della 167, rappresenta una grande opportunità per ricucire un intero quartiere, con aree verdi di connessione e nuovi parcheggi di scambio.
Le rilevanze di natura ambientale sempre più critiche degli ultimi anni, sono strettamente correlate poi al modello urbano con cui questa città è cresciuta negli ultimi decenni. Dall’ultimo rapporto ISPRA 2018 emerge che tra i comuni sopra i 20mila abitanti dell’Area Metropolitana di Roma, Ciampino è il Comune che con il 41,5% vanta il maggior consumo di suolo. Un dato drammatico, che conferma il triste primato di Ciampino, primo tra i comuni del Lazio anche per densità abitativa, con circa 3370 abitanti per chilometro quadrato. Il suo territorio è caratterizzato da una morfologia compatta e associando questa caratteristica alla densità molto alta, all’estensione territoriale limitata (11 kmq) e ai suoi confini in gran parte urbanizzati è da considerarsi, da un punto di vista dell’ecosistema, ormai saturo.
Dagli istituti scientifici è stato calcolato a livello nazionale che nel periodo 1990-2000 per effetto dell’urbanizzazione con la sigillatura del suolo è stata emessa in atmosfera una quota pari al 20% del carbonio emesso dal comparto oli combustibili contribuendo così in modo determinante al riscaldamento climatico. Anche per questo urbanizzare è un’attività che deve esser soggetta al controllo di chi vive la città e non oggetto delle brame di chi di questa attività ne intende comunque fare suo esclusivo profitto anche quando per la città non v’è affatto necessità. La crescita imponente del tessuto urbano e la sua mercificazione, ha prodotto nel tempo una dismissione dei servizi e degli spazi collettivi della città, che a fronte di uno standard minimo di legge pari a 18 mq ad abitante, non superano ancora oggi i 6 mq. Un dato che, al di là del valore numerico, dice di un livello di qualità del vivere e dell’abitare molto scarso. La Variante al Piano Regolatore Generale del 2006 è uno strumento che prevedeva l’incremento di 4.000 nuovi abitanti in dieci anni e la dotazione di servizi pubblici destinati ad attività collettive nella misura non inferiore ai 20 mq ad abitante, da attuarsi mediante Piani Urbanistici Attuativi d’iniziativa privata o pubblica. Gran parte di quella previsione di crescita si è rilevata sovrastimata del 90% e la quasi totalità di quegli strumenti attuativi, con i quali garantire la realizzazione dei servizi di pubblica utilità sono rimasti sulla carta, anche per responsabilità e assenza del ruolo pubblico delle diverse Amministrazioni comunali. Il modificarsi del contesto politico, sociale ed economico ha portato ad una minore pressione del mercato della casa: oggi, infatti, si tende più alla ristrutturazione o alla modifica dell’esistente piuttosto che alle nuove edificazioni.
A distanza di oltre 10 anni dalla sua approvazione serve un nuovo strumento di governo del territorio, che ponga fine alla stagione del consumo del suolo inauguri un nuovo tempo per la riqualificazione e la rigenerazione del territorio. Parlare di rigenerazione urbana vuol dire andare oltre la semplice attività di demolizione, ricostruzione e funzionalizzazione di parti del tessuto edilizio, i principi ispiratori dei vecchi Piani casa. Questo processo è efficace se diventa strumento di conversione ecologica delle città e non si limita al riutilizzo e al riciclo dei “rottami” urbani. Pensare, progettare e promuovere la rigenerazione urbana richiede, innanzitutto, saper leggere i luoghi rispetto agli indicatori e ai parametri demografici, alla dimensione della popolazione e della sua densità. E se si leggono questi dati mai come in questo territorio rigenerare non può che significare riconquista degli spazi e dell’identità culturale di una comunità. Una delle prime azioni che Diritti in Comune propone è la convocazione di una Conferenza cittadina sulla rigenerazione urbana, propedeutica alla redazione e approvazione di un nuovo strumento urbanistico generale per la salvaguardia del territorio e del paesaggio.
Il nuovo Piano Regolatore Generale sarà uno strumento di salvaguardia del territorio e del paesaggio e insieme di restauro urbanistico, con il riequilibrio di quegli scompensi indotti dall’edificazione spontanea, che gli strumenti attuativi dei Comparti, in molti casi rimasti sulla carta, non hanno saputo ricomporre. E’ qui che dovrà tornare ad esercitare una funzione fondamentale d’indirizzo l’Amministrazione pubblica, mettendo in campo strumenti efficaci per il pieno recupero di quei nuclei abusivi che da anni attendono una riqualificazione.
Volontà di Diritti in Comune è anche l’adozione di un Regolamento per l’urbanistica partecipata, proposta dall’associazione Officine Civiche, che dovrà definire modalità e strumenti volti a promuovere l’informazione, la consultazione e la partecipazione diretta dei cittadini alle scelte in ordine alla programmazione e realizzazione di ogni intervento di trasformazione urbana della città.
Consideriamo inoltre i seguenti obiettivi centrali nel prossimo PRG:
- Individuazione degli aspetti prioritari attraverso una programmazione temporale puntuale tenendo conto delle risorse economiche disponibili e dell’effettivo trend demografico.
- Coordinare in maniera unitaria e non estemporanea tutti i piani attuativi di nuova edificazione, che sono in effetti dei piani di recupero dei nuclei abusivi, rivedendone anche i parametri in modo da garantirne la fattibilità, soprattutto in termini di sostenibilità e servizi.
- Ridiscutere le previsioni riguardanti le aree PEEP (Piano Edilizia Economica e Popolare) sia in termini di dislocazione che consistenza.
- Ridiscutere le previsioni riguardanti aree IGDO, ex-Fratelli Spada, insediamenti ex- produttivi lungo l’Appia Antica.
- Inserire un vero e proprio piano infrastrutturale della viabilità carrabile e ciclo-pedonale.
IGDO Bene Comune
Nucleo centrale e caratterizzante della città-giardino immaginata e progettata sul nostro territorio nei primi anni del secolo scorso, è ora ridotto a rudere in seguito ai bombardamenti subiti da Ciampino nel 1943 e all’abbandono a cui è stato condannato in epoche più recenti. Destinato in un primo tempo alla demolizione, oggetto di un vincolo vergognosamente annullato con i ricorsi al TAR, è stato di fatto regalato ad una società privata che l’ha acquistato ad un prezzo irrisorio (1.6 milioni di euro) nonostante le proteste dei cittadini che ci hanno visto attivi protagonisti. Preso atto di questa difficile situazione, la cui responsabilità politica è tutta da ascrivere alla sordità e alla incapacità politica della precedente amministrazione comunale, la sua utilizzazione non può prescindere dalla valutazione di un rapporto con i privati nel quale l’amministrazione non può essere succube di scelte speculative. Per questo è fondamentale l’apertura di un laboratorio di partecipazione progettuale sull’IGDO perché a decidere e a guidare le scelte del privato deve comunque essere il soggetto pubblico (l’amministrazione) e i cittadini. La coalizione Diritti in Comune s’impegna a recepire nel piano regolatore comunale il vincolo di centro storico, così come proposto dal MIBAC e recentemente condiviso dalla Regione, a salvaguardia e tutela di questo bene identitario della nostra comunità.
Diritti in Comune vigilerà, insieme ai cittadini di Ciampino, a che l’accordo seguito alle controdeduzioni fornite dal Mibac agli uffici regionali a favore dell’indispensabile reintroduzione del CENTRO STORICO, sia approvato definitivamente dal Consiglio Regionale. Centro storico che, come specificato nell’accordo, dovrà comprendere l’intero complesso dell’Igdo e la maglia viaria della Città Giardino, inopinatamente cancellato con delibera Regionale nel 2016, tra la prima e la seconda asta esperita per la vendita del complesso IGDO.
Il “Parco Urbano delle Acque”. Adesione al Manifesto verso il “Contratto di fiume per l’Almone”
Guardando la pianta della nostra città due fasce rimangono libere dai propositi espansivi del Piano Regolatore: sono le fasce di rispetto che proteggono i corsi d’acqua che attraversano Ciampino. Per qualcuno i fossi sono solo un intralcio alla definitiva occupazione della città mentre un tempo erano un’importante fonte di reddito perché erano la forza motrice delle mole – che conserviamo numerose sul nostro territorio – ed erano la fonte di irrigazione per i terreni agricoli; in epoca romana le loro sorgenti alimentavano alcuni acquedotti e rifornivano d’acqua cisterne e impianti termali delle ville. Prendono origine da acque pure di sorgente e poi concludono il loro percorso nel bacino idrografico Tevere – Aniene portando acque inquinate dai troppi scarichi abusivi. Hanno una fascia di rispetto, ormai sancita definitivamente dal Piano Territoriale Paesistico Regionale, di 300 metri. Nel nostro territorio ne scorrono tre, il fosso dell’Acqua Mariana, il fosso della Patatona e quello dei Monaci – Fioranello. Molti toponimi del territorio conservano l’eco di questa presenza naturale di fondamentale importanza, Acqua Acetosa, Pantanella, Sassone, Fontana dei Monaci. Insieme al recupero di quel tessuto connettivo storico che caratterizza il nostro territorio, costituito dai tracciati viari antichi, dalle numerose testimonianze archeologiche, opifici e torri medievali e dai casali, proponiamo il recupero dei fossi con la realizzazione del Parco Urbano delle Acque.
Due fasce larghe 300 metri che, se pur parzialmente occupate da intollerabili fenomeni di abusivismo, costituiscono un corridoio naturale che si insinua nelle aree edificate. Non sono pochi trecento metri per una sistemazione paesaggistica che rispetti l’ambiente naturale, con un percorso pedonale o ciclabile, e con quelle visuali ancora parzialmente aperte verso i Colli Albani: i fossi, che nascono nel cuore del Parco dei Castelli Romani, possono diventare assieme al Parco del Muro dei Francesi il perno di un sistema di collegamento e fruizione col Parco dell’Appia Antica e, seguendo il loro corso, col Parco degli Acquedotti.
È in questo ambito di tutela del paesaggio e delle Acque Pubbliche che proponiamo l’adesione al Manifesto di intenti verso il “Contratto di Fiume per l’Almone” sia da parte dell’Amministrazione Comunale che delle associazioni locali. I Contratti di Fiume sono strumenti da tempo utilizzati per la gestione con processi partecipativi dei bacini idrografici i cui limiti non sono quelli dei confini politici ma quelli geografici degli ecosistemi e quelli sociali delle comunità insediate. Solo recentemente sono stati introdotti dalla Regione Lazio e tutte le associazioni e gli enti interessati dal bacino idrografico dell’Almone già da tempo vi hanno aderito ad eccezione del Comune di Ciampino. Non meraviglia quindi che nel Documento Unico di Programmazione economica della nostra città alla voce corsi d’acqua sia riportato “zero”. E’ invece fondamentale la partecipazione del nostro Comune che è attraversato da ben tre corsi d’acqua. Il Contratto di Fiume è l’occasione per avviare la progettualità partecipativa dal basso, coinvolgendo le comunità nella valorizzazione del proprio territorio promuovendo azioni dirette e condivise.
Grande Raccordo Anulare delle Biciclette: l’anello dei Parchi
In materia di mobilità alternativa, la coalizione Diritti in Comune riparte dalle proposte messe in campo in questi anni da associazioni e cittadini. Nello specifico, la coalizione sostiene le proposte che ruotano intorno al GRAB. Il Grande Raccordo Anulare delle Bici è un progetto promosso da Legambiente e già finanziato nella scorsa legislatura dal Ministero dei Trasporti (legge di stabilità 2016-2018). Il GRAB è un progetto partecipato da associazioni e progettisti e prevede la realizzazione di un anello ciclo-pedonale, accessibile a tutti, che si sviluppa per 45 km all’interno della città di Roma. Tale infrastruttura leggera sarebbe, in ottica futura, la colonna vertebrale della rete ciclabile romana, ossia dei collegamenti con e tra i quartieri periferici e con i comuni limitrofi nell’area metropolitana, tra cui Ciampino.
Nel 2017 l’associazione Ciampino Bene Comune ha presentato una proposta per un percorso ciclopedonale per la mobilità alternativa all’interno del progetto GRAB. Tale proposta consiste in un percorso di connessione tra il Parco dell’Appia Antica e il Parco degli Acquedotti e offre lo spunto per raggiungere, attraverso le sponde dei fossi, il Parco dei Castelli Romani. Il collegamento ciclo-pedonale proposto diventa così la giunzione tra l’Appia Antica, all’altezza di Via Capanne di Marino, il Parco del Muro dei Francesi e la parte terminale dell’Asse degli Acquedotti, in corrispondenza dell’abitato di Morena, attraversando Ciampino. Il percorso ha una lunghezza complessiva di 4,5 km, si sviluppa prevalentemente lungo la Via dei Laghi che abbraccia a Sud tutto l’abitato di Ciampino e poi si inoltra per un buon tratto lungo le sponde del fosso Patatona, fino al sottopasso della ferrovia Roma-Cassino, dove incrocia il percorso proposto nel GRAB dalle associazione del VII municipio di Roma e diretto anche verso l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata. L’Anello dei Parchi sarà la dorsale per lo sviluppo della mobilità sostenibile nella città di Ciampino, ossia di quei percorsi ciclo pedonali cittadini che si snoderanno da questa infrastruttura all’interno dei quartieri. L’intervento ha come scopo non solo quello di creare un’infrastruttura in sicurezza a servizio della cittadinanza, ma anche quello di voler valorizzare e, come nel caso dei fossi, salvaguardare e mettere in sicurezza, le bellezze paesaggistiche e quei beni che compongono il capitale naturale del nostro territorio.
Parco del Muro dei Francesi
Le realtà che sostengono la coalizione Diritti in Comune da anni si battono per la realizzazione del Parco del Muro dei Francesi. Un parco archeologico multifunzionale in una grande area di verde pubblico posta a collegamento col contiguo Parco dell’Appia Antica e, a sud, con quello dei Castelli Romani. Un’area archeologica, un circuito running e percorsi sportivi, spazi culturali e per la ricerca, un uliveto secolare e un sistema di orti pubblici: circa 20 ettari di verde messi a disposizione della Città di Ciampino. Il parco del Muro dei Francesi sarà caposaldo del sistema territoriale, unico elemento capace di connettere, riqualificare e render fruibili gli altri siti limitrofi, Beni Comuni di carattere storico archeologico, architettonico, paesaggistico e naturalistico. A partire dal IX miglio della regina viarum – interno al territorio comunale ma vergognosamente abbandonato -, passando per le strutture archeologiche dell’Acqua Acetosa – con la grande cisterna trapezoidale e i resti della villa di Q. Voconio Pollione -, quelli nella splendida cornice di Villa Maruffi, le terme di Colle Oliva, l’area di Ad Decimum e le sue catacombe, quindi le medievaliTorre del Sassone, la Mola Cavona e la Torre dell’Acqua Sotterra, affacciate sul fosso della Patatona (ovvero di Morena o della Marranella di Marino) e sulla celebre Acqua Mariana. Annessa al Parco dovrà essere un’area museale espositiva, per i reperti archeologici provenienti dalla villa dei Valerii (il gruppo statuario dei Niobidi) e dal territorio. Nel sito, ancora da indagare per la gran parte, intendiamo sviluppare un progetto di archeologia pubblica con Soprintendenza e Università.