DiC contro l’inceneritore di Santa Palomba

Abbiamo partecipato alla manifestazione di ieri a Roma contro il mega inceneritore previsto a Santa Palomba. La proposta dell’inceneritore è contestata dal basso, da associazioni e cittadini, ma anche dai Sindaci delle città coinvolte in un territorio popolato da ben 600.000 abitanti.

Il Sindaco di Roma, nominato dal governo Commissario Straordinario per i rifiuti di Roma, crede di risolvere il problema costruendo un impianto che brucerà 600.000 tonnellate di rifiuti ogni anno, sei volte di più di quanto produce la Capitale. Invece di potenziare la raccolta porta a porta dei rifiuti, ferma a percentuali ben lontane dagli obiettivi per Roma e invece cresciuta di oltre il 70% nei comuni dei Castelli Romani e del Litorale, il Sindaco Gualtieri si impegna in un progetto che la affosserà.

Purtroppo per lui gli inceneritori con recupero energetico, distruggendo materia, non rappresentano una tecnologia che segue i principi dell’economia circolare, sebbene abbiano trovato in passato il loro spazio di mercato per quei materiali che non erano considerati riciclabili. Ma oggi le cose sono molto cambiate con l’avvento di nuove tecnologie. Se poi si programma addirittura un inceneritore da 600.000 tonnellate, chiaramente esso rappresenta una pietra tombale su ogni ipotesi di economia circolare. Questi impianti per funzionare hanno bisogno di una “dieta” ricca di materiali energetici come carta e plastica, in contrasto con le nuove Direttive europee che impongono l’obbligo di riciclo di quote crescenti di plastica monouso. Non a caso la Tassonomia europea delle attività eco-sostenibili esclude l’incenerimento dei rifiuti anche quando questi sono indifferenziati e non riciclabili.

Cosa andrebbe fatto dunque? Il dibattito è ampio e il problema molto serio ma appare ragionevole e largamente condiviso il fatto che la microprogettazione su misura e di comunità per ciascuna situazione e tipologia urbana, con consultazione dei cittadini ed analisi del territorio, sia la strada da seguire. A Roma bisogna avviare immediatamente la realizzazione degli almeno tre nuovi impianti di compostaggio e partire subito con l’iter autorizzativo dei selezionatori del rifiuto secco e separatori ottici dei polimeri plastici necessari per quella filiera industriale di recupero, che porterebbe avere anche ricadute occupazionali molto più significative sul territorio laziale.

Perfino secondo un recentissimo documento di Assorisorse (Confindustria), i termovalorizzatori sono una soluzione vecchia di almeno 40 anni. Oggi sul mercato ci sono ottime tecnologie, spesso con brevetti italiani, che consentono di ricavare risorse utili da quei materiali che gli inceneritori distruggono per estrarne solo una piccola parte di tutta l’energia servita a produrli.

Se la Giunta Gualtieri proseguisse su questa linea, vista la dimensione dell’impianto, l’inceneritore dovrà anche ricercare altri rifiuti per soddisfare l’enorme necessità di combustione dell’impianto, con il rischio di veder confluire nell’inceneritore materiali che dovrebbero e potrebbero essere riciclati.

C’è poi il tema inquinamento dell’impianto. Sebbene i più recenti studi indicano che le più recenti tecnologie sicuramente producono una diminuzione delle emissioni di diossina nell’aria, questo rimane un tema centrale e di profonda e motivata preoccupazione per gli abitanti.

Ad esempio come spiega l’Arpa, gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA), che “sono riconosciuti per le proprietà mutagene e cancerogene. L’International Agency for Research on Cancer ha inserito il Benzo(a)Pirene e altri IPA tra i possibili o probabili cancerogeni per l’uomo” trovati sugli aghi di pino vicino all’inceneritore di Pilsen (Repubblica Ceca) sono 87 volte superiori alla quantità rilevata negli aghi di pino in altre zone della città. I policlorobifenili (PCB: “L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro classifica i PCB quali sostanze cancerogene per l’uomo”, spiega l’ISS) erano tre volte superiori alla media in tutti i casi di studio. Questo significa che le persone che vivono nelle vicinanze degli impianti potrebbero subire danni se mangiassero verdure coltivate in questi terreni. Le analisi condotte dimostrano che nella maggior parte dei casi si superano i limiti definiti dall’Ue per la sicurezza alimentare. Un recente studio condotto da Zero Waste Europe (ZWE) prende in considerazione tre termovalorizzatori di ultima generazione. Uno degli inceneritori monitorati, quello di Pilsen, sorge in un’area di campagna isolata e dunque poco influenzata da altri agenti inquinanti. Nonostante questo il dato empirico rilevato da ZWE è lo stesso: dove ci sono termovalorizzatori, i valori di particolari sostanze inquinanti sono più alti.

Contro l’inceneritore non ci sono solo le manifestazioni e le contestazioni di piazza ma si combatte una battaglia legale fatta di istanze e ricorsi (finora ben cinque) di cui ancora non si conoscono gli esiti finali.

Per oltre tre decenni e forse anche più, il problema dello smaltimento dei rifiuti di Roma ha rappresentato un guadagno enorme per il gruppo della famiglia Cerroni, monopolista del traffico dei rifiuti nel Lazio. Finalmente questo monopolio sembra essere stato spezzato e il Piano Regionale non prevede la costruzione di alcun inceneritore ma l’attivazione e l’incremento della raccolta differenziata. Dunque perché Roma dovrebbe andare contro questi indirizzi e dotarsi di un inceneritore che dovrebbe avere un bacino d’utenza enorme? Attivando l’inceneritore di Santa Palomba e aumentando fino a 500.000 tonnellate l’anno quello di San Vittore, ci troveremmo di fronte ad una utenza extraregionale. A chi serve tutto questo? Certo non al beneficio dei cittadini ma solo al guadagno e al profitto di pochi, che speculano senza scrupoli contro la salvaguardia dell’ambiente e sulla salute dei cittadini.

Diritti in Comune era presente in piazza e sostiene fermamente questa lotta, impegnandosi a divulgare le corrette e complete informazioni sulla vicenda, che molto spesso i mass-media omettono o rendono opache e devianti. Riteniamo apprezzabile la presenza della Sindaca Emanuela Colella al presidio contro l’inceneritore, ma non sufficiente. Come non sono sufficienti le argomentazioni riportate nella lettera che i 20 Sindaci hanno indirizzato a Gualtieri. Incalzeremo l’amministrazione di Ciampino con la presentazione di un OdG molto più chiaro e puntuale su cui chiederemo al Consiglio comunale di prendere una posizione netta sul tema.